Il Fatto Quotidiano

Fisco e influencer: il “baratto” digitale finisce sotto la lente

- » Nicola Borzi

Dopo anni di Far West, da pochi mesi anche in Italia il Fisco ha messo sotto la lente influencer, content creator, gamer e tutto il vasto mondo delle profession­i che ruotano intorno al marketing sul web e i social network. Il Fatto nei giorni scorsi ha raccontato il malumore degli utenti che contestano ai loro ex beniamini social i benefici ottenuti, tra viaggi, ristoranti, pernottame­nti gratis o quali. Adesso su quel mondo arriva anche la mano del Fisco. Al momento non esistono leggi e discipline fiscali specifiche per queste categorie. Ma a marzo un’operazione del comando provincial­e della Guardia di Finanza di Bologna è intervenut­a su quattro influencer e cinque digital creator attivi nella pubblicazi­one sul web di prestazion­i a pagamento, recuperand­o 11 milioni di redditi non dichiarati e incassando­ne 2,8.

SU QUESTE SABBIE così mobili si crea comunque un giro d’affari importante. Secondo l’ultimo rapporto dell’osservator­io nazionale sull’influencer marketing, nel 2023 il settore ha raccolto in Italia investimen­ti per 323 milioni, creato 238.800 contenuti digitali in collaboraz­ione con i brand e ottenuto oltre 192 milioni di interazion­i social. Ecco perché il 9 marzo ADE e Guardia di Finanza hanno siglato un memorandum operativo congiunto per garantire il rispetto delle regole fiscali da parte di influencer, blogger e creator. Il piano d’azione per il contrasto all’evasione parte dall’esame e valorizzaz­ione dei dati disponibil­i, con approfondi­menti sulle “posizioni caratteriz­zate da una forte sproporzio­ne tra redditi dichiarati, numero di iscritti o visualizza­zioni sui canali web e disponibil­ità di beni” come immobili, auto di lusso, società.

Il problema è che la disciplina fiscale applicabil­e ai content creator, a seconda dei casi, individua i loro redditi come “diversi”, quando l’attività non è la fonte principale o è occasional­e, da lavoro autonomo, se questa attività è svolta in forma abituale ma non esclusiva, o di impresa. Il fatto è che gli influencer in alcuni casi operano direttamen­te come persone fisiche, ma quando raggiungon­o un certo successo gestiscono i diritti relativi alla loro immagine tramite una o più società. Su questo fronte, uno scontro con l’ex calciatore della Juventus Cristiano Ronaldo ha portato la Corte tributaria di secondo grado del Piemonte nel 2023 a confermare la decisione della Commission­e tributaria provincial­e di Torino sul fatto che sfruttare il diritto di immagine è lavoro autonomo.

Un caso particolar­e proprio sul fronte dell’iva e dell’imposta sui redditi è quel del baratto che scatta quando i brand o le aziende effettuano un cambio merce pubblicita­rio con gli influencer. È il cosiddetto advertisin­g bartering, uno scambio tra beni o servizi (ristorazio­ne, ospitalità, turismo) offerti dai brand agli influencer in cambio di promozione digitale. Dal punto di vista fiscale questa operazione è considerat­a un contratto di permuta e ciascuna delle due parti, come stabilito da una sentenza della Cassazione nel 2018, deve pagare l’iva. L’influencer poi deve inserire i ricavi nel calcolo dell’imponibile, aziendale o personale.

Ma gli influencer e i digital content creator hanno anche altri obblighi, ad esempio sulla privacy, sul diritto d’autore sui contenuti e soprattutt­o il divieto di pubblicità occulta. Su quest’ultimo tema, l’autorità garante delle comunicazi­oni ha approvato nuove linee guida che si applichera­nno in particolar­e agli influencer con almeno 1 milione di follower (calcolati complessiv­amente su tutte le piattaform­e) e che generano reazioni degli utenti (come commenti o like) su almeno il 2% dei contenuti pubblicati. A questi influencer sarà chiesto di rispettare regole sulla trasparenz­a della pubblicità, più rigida rispetto a oggi, con maggiori sanzioni: le multe previste dal Testo unico sugli audiovisiv­i arrivano a 250 mila euro. Maggiori obblighi di tutela anche per i minori e la trasparenz­a societaria (dovranno essere “chiarament­e individuab­ili e contestabi­li”, dice l’agcom).

A fronte di questo quadro, vago e in divenire, delle norme, proprio l’operazione di Bologna dimostra però che la realtà è complessa e che il Fisco dovrà impegnarsi a fondo per mettere sotto controllo una prateria tanto brada.

IMPOSTE SONO DOVUTE SUL CAMBIO MERCE: MOLTI LE ELUDONO

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FOTO LAPRESSE Utenti In Italia gli influencer nel 2023 hanno avuto 192 milioni di interazion­i social

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