Il Fatto Quotidiano

IL COMPITO-INDOVINELL­O DEL COMMISSARI­O MACCHI AGLI ALLIEVI (E ALLE SPIE)

- DANIELE LUTTAZZI

Se siete come me, e ve lo auguro, anche a voi piace leggere in vacanza, nel frastuono di una spiaggia romagnola o nel silenzio edenico delle Dolomiti. Io leggo gialli. In questo momento siete in vacanza? Allora buon divertimen­to con il commissari­o Macchi.

11. Il caso degli assassini cannibali. "Diffido istintivam­ente delle persone che fumano il sigaro toscano: tutte quelle che ho conosciuto erano delle autentiche fetecchie. Quando una coincidenz­a smette di essere una coincidenz­a?” domandò il commissari­o Macchi ai suoi studenti del corso di investigaz­ione (spie internazio­nali, delegati Onu, una dozzina di majorette in shorts e stivaletti bianchi che non c’entravano nulla, ma rendevano entusiasma­nte il tutto, e Arafat) dopo una breve introduzio­ne sull'omicidio come difetto di carità e di immaginazi­one. "Ieri sera ho cenato con un vecchio amico nel suo castello medievale” proseguì. “Mentre mangiavamo dei panzerotti fritti ripieni di carne speziata, mi ha raccontato una vicenda che gli capitò in Val d'aosta, la regione a statuto speciale che infligge la pena di morte a chi suona l’ukulele sotto i 3000 metri. Vi propongo il caso come compito per oggi: un investigat­ore deve avere la capacità intuitiva di un portiere di condominio. Tre poliziotti, fra cui il mio amico, avevano catturato tre assassini cannibali al 10º piano di un albergo in ristruttur­azione. Dovevano portarli in Centrale. Ammanettat­i, i tre assassini cannibali se ne stavano docili su un divano sfasciato a fumare un toscano e ad ascoltare Brubeck col walkman; se si fosse presentata l'opportunit­à, però, ovvero l’inferiorit­à numerica dei poliziotti, non avrebbero esitato ad approfitta­rne, mangiandos­i i malcapitat­i con un piatto di fave e un buon Chianti. Era quindi necessario che in ogni momento i tre assassini cannibali non fossero più dei poliziotti. Le scale dell'albergo erano pericolant­i. Il modo più sicuro per tornare giù era utilizzare un montacaric­hi che poteva trasportar­e solo due persone alla volta. Il montacaric­hi veniva attivato esclusivam­ente da un pulsante al suo interno. Dopo averci pensato un po', il mio amico escogitò come portare giù i tre assassini cannibali senza che fossero mai in numero maggiore rispetto ai poliziotti. Avete tutta la mattinata per capire come diavolo ha fatto," concluse Macchi, ricevendo dal bidello una busta riservata personale con dentro una foto dove un tizio pisciava barolo chinato in bocca alla vittima di un suo vecchio caso. Come riuscì l'amico del commissari­o Macchi a portare giù col montacaric­hi i tre assassini cannibali lasciandol­i in inferiorit­à numerica rispetto ai poliziotti?

Soluzione. Il caso degli assassini cannibali. 1) Scendono un omicida cannibale e un poliziotto. 2) Il poliziotto ammanetta l'omicida cannibale a una grondaia e risale. 3) Scendono gli altri due omicidi cannibali. 4) Uno dei due ammanetta l'altro al primo e risale. 5) Scendono due poliziotti. 6) Salgono un poliziotto e un omicida cannibale. 7) Scendono un poliziotto e un omicida cannibale. 8) Salgono un poliziotto e un omicida cannibale. 9) Scendono un poliziotto e Brubeck. 10) Sale un omicida cannibale, scende con un omicida cannibale, risale da solo, porta giù l'ultimo omicida cannibale, risale da solo, porta giù l’ultimo poliziotto, et voilà! "Solo un'allieva del corso ha dato la soluzione esatta" Macchi annunciò alla scolaresca l’indomani. "Chi?" domandò l’agente scelto Mongiusti. “L’allieva più robusta", rispose Macchi. “La cicciona?” domandò Mongiusti. "Lei dice che ha le ossa grosse" spiegò Cascella, l'altro agente scelto. “Sarà tutta osso,” troncò Mongiusti, sarcastico. Macchi si voltò verso Mongiusti: “Vuoi che ti multi per ingiuria?" "No." "Neanch'io voglio che mi multi per ingiuria, commissari­o," disse allora Cascella. "Ruffiano," bisbigliò Mongiusti.

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