IL COMPITO-INDOVINELLO DEL COMMISSARIO MACCHI AGLI ALLIEVI (E ALLE SPIE)
Se siete come me, e ve lo auguro, anche a voi piace leggere in vacanza, nel frastuono di una spiaggia romagnola o nel silenzio edenico delle Dolomiti. Io leggo gialli. In questo momento siete in vacanza? Allora buon divertimento con il commissario Macchi.
11. Il caso degli assassini cannibali. "Diffido istintivamente delle persone che fumano il sigaro toscano: tutte quelle che ho conosciuto erano delle autentiche fetecchie. Quando una coincidenza smette di essere una coincidenza?” domandò il commissario Macchi ai suoi studenti del corso di investigazione (spie internazionali, delegati Onu, una dozzina di majorette in shorts e stivaletti bianchi che non c’entravano nulla, ma rendevano entusiasmante il tutto, e Arafat) dopo una breve introduzione sull'omicidio come difetto di carità e di immaginazione. "Ieri sera ho cenato con un vecchio amico nel suo castello medievale” proseguì. “Mentre mangiavamo dei panzerotti fritti ripieni di carne speziata, mi ha raccontato una vicenda che gli capitò in Val d'aosta, la regione a statuto speciale che infligge la pena di morte a chi suona l’ukulele sotto i 3000 metri. Vi propongo il caso come compito per oggi: un investigatore deve avere la capacità intuitiva di un portiere di condominio. Tre poliziotti, fra cui il mio amico, avevano catturato tre assassini cannibali al 10º piano di un albergo in ristrutturazione. Dovevano portarli in Centrale. Ammanettati, i tre assassini cannibali se ne stavano docili su un divano sfasciato a fumare un toscano e ad ascoltare Brubeck col walkman; se si fosse presentata l'opportunità, però, ovvero l’inferiorità numerica dei poliziotti, non avrebbero esitato ad approfittarne, mangiandosi i malcapitati con un piatto di fave e un buon Chianti. Era quindi necessario che in ogni momento i tre assassini cannibali non fossero più dei poliziotti. Le scale dell'albergo erano pericolanti. Il modo più sicuro per tornare giù era utilizzare un montacarichi che poteva trasportare solo due persone alla volta. Il montacarichi veniva attivato esclusivamente da un pulsante al suo interno. Dopo averci pensato un po', il mio amico escogitò come portare giù i tre assassini cannibali senza che fossero mai in numero maggiore rispetto ai poliziotti. Avete tutta la mattinata per capire come diavolo ha fatto," concluse Macchi, ricevendo dal bidello una busta riservata personale con dentro una foto dove un tizio pisciava barolo chinato in bocca alla vittima di un suo vecchio caso. Come riuscì l'amico del commissario Macchi a portare giù col montacarichi i tre assassini cannibali lasciandoli in inferiorità numerica rispetto ai poliziotti?
Soluzione. Il caso degli assassini cannibali. 1) Scendono un omicida cannibale e un poliziotto. 2) Il poliziotto ammanetta l'omicida cannibale a una grondaia e risale. 3) Scendono gli altri due omicidi cannibali. 4) Uno dei due ammanetta l'altro al primo e risale. 5) Scendono due poliziotti. 6) Salgono un poliziotto e un omicida cannibale. 7) Scendono un poliziotto e un omicida cannibale. 8) Salgono un poliziotto e un omicida cannibale. 9) Scendono un poliziotto e Brubeck. 10) Sale un omicida cannibale, scende con un omicida cannibale, risale da solo, porta giù l'ultimo omicida cannibale, risale da solo, porta giù l’ultimo poliziotto, et voilà! "Solo un'allieva del corso ha dato la soluzione esatta" Macchi annunciò alla scolaresca l’indomani. "Chi?" domandò l’agente scelto Mongiusti. “L’allieva più robusta", rispose Macchi. “La cicciona?” domandò Mongiusti. "Lei dice che ha le ossa grosse" spiegò Cascella, l'altro agente scelto. “Sarà tutta osso,” troncò Mongiusti, sarcastico. Macchi si voltò verso Mongiusti: “Vuoi che ti multi per ingiuria?" "No." "Neanch'io voglio che mi multi per ingiuria, commissario," disse allora Cascella. "Ruffiano," bisbigliò Mongiusti.