Israele colpisce in Yemen: “Il nostro sangue si paga”
L’enorme incendio divampato in seguito agli attacchi aerei israeliani contro gli impianti petroliferi del porto yemenita di Hodeidah è l’immagine plastica della escalation che, a questo punto, coinvolge direttamente anche il fronte meridionale dell’asse della “resistenza”costituito da Iran-hezbollah libanesi e Houthi, i ribelli sciiti che dal 2015 controllano buona parte dello Yemen, compresa la capitale San’a. Le bombe scaricate dagli F-35 che hanno colpito la cruciale città portuale, dove arrivano gli aiuti umanitari ma anche i droni armati e missili iraniani, sono la prima ritorsione ufficiale dello stato ebraico al lancio di droni effettuato dalla milizia ribelle sciita Houthi contro Tel Aviv due giorni fa.
LA RIVENDICAZIONE
del governo Netanyahu è arrivata quando le fiamme e il fumo ancora oscuravano il cielo di Hodeidah. Il motivo per cui un drone venerdì sia riuscito a schiantarsi nel centro della capitale di Israele uccidendo una persona e ferendo almeno una decina non è noto ma di certo è stato un ennesimo smacco per quello che fino al 7 ottobre veniva definito l’esercito più efficiente del mondo. La vendetta israeliana molto probabilmente non si fermerà con questi morti e feriti yemeniti, il cui numero è ancora sconosciuto. Ma non si bloccherà nemmeno la contro ritorsione Houthi, il cui arsenale è diventato sempre più sofisticato, essendo rifornito dal regime sciita di Teheran.
Gli Houthi, che si presentano come forze armate ufficiali del paese, dal 7 ottobre hanno preso di mira soprattutto le rotte marittime nel Mar Rosso in una campagna che, secondo loro, mira a fare pressione su Israele affinché ponga fine alla sua guerra contro Gaza. Nel tardo pomeriggio di ieri, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, dopo aver detto che i jet hanno preso di mira solo i depositi di armi immagazzinati in una zona del porto, ha ribadito che Israele “regolerà i conti” con chiunque danneggi la sua sicurezza. Gli Stati Uniti e il Regno
Unito conducono da mesi attacchi aerei nello Yemen in risposta agli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso. “Gli attacchi israeliani non fermeranno le operazioni militari a sostegno del popolo palestinese”, ha detto Mohammed al-bukhaiti, membro dell’ufficio politico Houthi, avvertendo che aumenteranno fino alla fine della guerra a Gaza. “L’entità sionista pagherà il prezzo per aver preso di mira le strutture civili, e affronteremo un’escalation con un’escalation”, ha scritto quindi al-bukhaiti in un post su X. Per tentare di domare l’escalation, gli Stati Uniti hanno subito fatto sapere di non essere coinvolti nell’operazione e neppure l’italia.
FONTI DEL GOVERNO
italiano si sono affrettate a sottolineare che non c'è stata alcuna partecipazione italiana ai raid. Secondo notizie circolate sui social e siti libanesi, ci sarebbe stato anche un coinvolgimento di asset militari italiani nelle operazioni in Yemen. Intanto le vittime civili continuano ad aumentare a Gaza per i bombardamenti dell’altra notte: i morti sarebbero 37. In Cisgiordania sono stati registrati nuovi violenti attacchi di coloni e polizia contro i palestinesi e le loro proprietà. La storica sentenza della corte di giustizia dell’aja sembra aver galvanizzato i coloni anziché fermarli.