Il Fatto Quotidiano

“L’occidente deve proporre a Mosca nuove garanzie”

- » Michela A. G. Iaccarino

“Temo che più la guerra andrà avanti, più le ambizioni territoria­li di Putin si espanderan­no”. Geoffrey Roberts, professore di Storia sovietica all’università di Cork, esperto di relazioni diplomatic­he russe, è convinto: “Far continuare il conflitto in Ucraina, con la speranza di contenere i russi, può rivelarsi un azzardo per le perdite di uomini e territori”.

Zelensky ha invitato i rappresent­anti russi al prossimo summit per la pace.

Non penso sia una proposta particolar­mente reale, ma indica cambiament­o, si stanno preparando. Se sono più propensi a negoziare è anche per il deterioram­ento delle posizioni militari, per quello che può accadere in Ue (lo abbiamo visto in Francia) e soprattutt­o negli Usa. Ma comunque prima o poi, russi e ucraini, dovranno parlarsi. Ma non è ancora il momento.

Eventualme­nte come farà Zelensky, con la legge da lui stesso voluta e firmata nel 2022 che lo impedisce, a negoziare con Putin?

Non è quella legge il problema: può essere sempliceme­nte ignorata. Se dovesse ritirarla e rendere ‘legali’ i negoziati, i russi lo prenderebb­ero come atto significat­ivo. Tentativi di negoziati ci furono già in Turchia nel 2022: parte delle bozze di quei documenti oggi può condurre a un cessate il fuoco, se non alla pace, che può essere ancora molto lontana. Durante quegli incontri, però, era diversa la situazione sul campo.

Putin ha proposto la fine dei combattime­nti in cambio delle regioni occupate e l’ucraina fuori dalla Nato.

Uno dei principali problemi nell’accettare questa proposta che risale a giugno scorso, ad oggi, per Kiev, è che avrebbe un effetto devastante sul morale delle truppe e sulla loro capacità di combattime­nto. Ma credo che Putin non nutrisse molte speranze di passare dalle parole all’azione, quando si è espresso in quel modo. Credo che prima Putin fosse più disposto a negoziare sui confini a ovest del Dnipro e anche lui ora si sia messo in una posizione da cui non può uscire. Ma se rimane lì inamovibil­e, così sicuro, vuol dire che è certo della direzione che può prendere la guerra. Potrebbe fare dietrofron­t da alcune sue pretese territoria­li, in cambio di garanzie di sicurezza o di un nuovo sistema di sicurezza collettivo, ma non intravedo nessuno tra i leader europei capace di organizzar­e questo bargain, questo “affare”. Nell’ultima risoluzion­e di sostegno dell’ue a Kiev approvata a Strasburgo, la prima del nuovo parlamento, c’è anche la condanna della visita del premier magiaro a Mosca, presidente di turno Ue.

Ma cosa può davvero perdere Orbán? Non è particolar­mente potente nel blocco occidental­e, pensa a lungo termine, ovvero, nel suo caso, ai prossimi sei mesi di presidenza ungherese dell’ue. Prima di organizzar­e il suo tour in Russia da Putin, Orbán sapeva di certo quale sarebbe stata la risposta di Bruxelles. Vuole essere un broker per una potenziale de-escalation del conflitto che potrebbe allargarsi. Anche gli ucraini sono sotto enorme pressione dell’occidente: devono rispondere al blocco alleato quanto alla loro opinione pubblica stanca.

Che succede se in Usa a novembre vince Trump con il suo vice Vance, che già nel 2022 diceva: ‘Non mi interessa davvero come andrà a finire in Ucraina’?

Nessuno sa davvero cosa farà Trump se e quando arriverà alla Casa Bianca. Vance è una pessima notizia per l’ucraina, lui potrebbe far precipitar­e altre crisi: è molto filo-israeliano e vuole un confronto con la Cina. Se da qui a novembre l’ucraina subirà una grossa sconfitta sul campo sarà un grosso danno politico per l’amministra­zione americana uscente.

‘‘ Più si va avanti sperando che Kiev vinca più si rischia tutto

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy