“L’occidente deve proporre a Mosca nuove garanzie”
“Temo che più la guerra andrà avanti, più le ambizioni territoriali di Putin si espanderanno”. Geoffrey Roberts, professore di Storia sovietica all’università di Cork, esperto di relazioni diplomatiche russe, è convinto: “Far continuare il conflitto in Ucraina, con la speranza di contenere i russi, può rivelarsi un azzardo per le perdite di uomini e territori”.
Zelensky ha invitato i rappresentanti russi al prossimo summit per la pace.
Non penso sia una proposta particolarmente reale, ma indica cambiamento, si stanno preparando. Se sono più propensi a negoziare è anche per il deterioramento delle posizioni militari, per quello che può accadere in Ue (lo abbiamo visto in Francia) e soprattutto negli Usa. Ma comunque prima o poi, russi e ucraini, dovranno parlarsi. Ma non è ancora il momento.
Eventualmente come farà Zelensky, con la legge da lui stesso voluta e firmata nel 2022 che lo impedisce, a negoziare con Putin?
Non è quella legge il problema: può essere semplicemente ignorata. Se dovesse ritirarla e rendere ‘legali’ i negoziati, i russi lo prenderebbero come atto significativo. Tentativi di negoziati ci furono già in Turchia nel 2022: parte delle bozze di quei documenti oggi può condurre a un cessate il fuoco, se non alla pace, che può essere ancora molto lontana. Durante quegli incontri, però, era diversa la situazione sul campo.
Putin ha proposto la fine dei combattimenti in cambio delle regioni occupate e l’ucraina fuori dalla Nato.
Uno dei principali problemi nell’accettare questa proposta che risale a giugno scorso, ad oggi, per Kiev, è che avrebbe un effetto devastante sul morale delle truppe e sulla loro capacità di combattimento. Ma credo che Putin non nutrisse molte speranze di passare dalle parole all’azione, quando si è espresso in quel modo. Credo che prima Putin fosse più disposto a negoziare sui confini a ovest del Dnipro e anche lui ora si sia messo in una posizione da cui non può uscire. Ma se rimane lì inamovibile, così sicuro, vuol dire che è certo della direzione che può prendere la guerra. Potrebbe fare dietrofront da alcune sue pretese territoriali, in cambio di garanzie di sicurezza o di un nuovo sistema di sicurezza collettivo, ma non intravedo nessuno tra i leader europei capace di organizzare questo bargain, questo “affare”. Nell’ultima risoluzione di sostegno dell’ue a Kiev approvata a Strasburgo, la prima del nuovo parlamento, c’è anche la condanna della visita del premier magiaro a Mosca, presidente di turno Ue.
Ma cosa può davvero perdere Orbán? Non è particolarmente potente nel blocco occidentale, pensa a lungo termine, ovvero, nel suo caso, ai prossimi sei mesi di presidenza ungherese dell’ue. Prima di organizzare il suo tour in Russia da Putin, Orbán sapeva di certo quale sarebbe stata la risposta di Bruxelles. Vuole essere un broker per una potenziale de-escalation del conflitto che potrebbe allargarsi. Anche gli ucraini sono sotto enorme pressione dell’occidente: devono rispondere al blocco alleato quanto alla loro opinione pubblica stanca.
Che succede se in Usa a novembre vince Trump con il suo vice Vance, che già nel 2022 diceva: ‘Non mi interessa davvero come andrà a finire in Ucraina’?
Nessuno sa davvero cosa farà Trump se e quando arriverà alla Casa Bianca. Vance è una pessima notizia per l’ucraina, lui potrebbe far precipitare altre crisi: è molto filo-israeliano e vuole un confronto con la Cina. Se da qui a novembre l’ucraina subirà una grossa sconfitta sul campo sarà un grosso danno politico per l’amministrazione americana uscente.
‘‘ Più si va avanti sperando che Kiev vinca più si rischia tutto