Trump-zelensky “Ci vedremo per fare la pace”
Gaiani (Analisi Difesa): “Non è un caso che il leader ucraino parli di negoziati ora”
“Come prossimo presidente porterò la pace nel mondo”. Su Truth, Donald Trump, dopo aver avuto “una conversazione molto buona con il presidente dell'ucraina”, ha promesso di nuovo che metterà “fine alla guerra che è costata molte vite umane e devastato famiglie innocenti” in Ucraina. Ma il tycoon con la benda bianca sull’orecchio non spiega mai come (tra passati elogi a Putin e critiche mai risparmiate agli alleati Nato). È Zelensky su X a confermare un prossimo faccia a faccia con Trump per determinare “i passi da compiere verso una pace giusta e duratura”. Non si sa quando si svolgerà l’incontro tra i due, “ora è troppo presto per parlarne” ha riferito il portavoce Serhiy Nikiforov, ma, ha aggiunto, “Trump ha invitato a non credere alla fake news secondo cui la sua vittoria potrebbe essere vantaggiosa per la Russia”.
PER GIANANDREA GAIANI,
direttore di Analisi Difesa, “non è un caso se Zelensky adesso si è detto pronto ad aprire ai negoziati con i russi”. Li ha invitati al prossimo summit per la pace, ma Mosca finora ha declinato l’invito. L’apertura gialloblu è arrivata dopo la visita del presidente ungherese Viktor Orbán a Kiev: il magiaro è stato prima a Mar-a-lago, poi ha visto Zelensky, Putin, Xi, Erdogan. “Sta facendo da ambasciatore a Trump? Dopo il tour, è tornato da lui”.
Nessuno conosce il piano per l’ucraina del repubblicano, ma la sua politica “a differenza di quella Ue, è molto chiara: stop ai fondi per Kiev, avvio dei negoziati con Mosca. Trump, non scegliendo come sua vice Nikky Halley, anti-russa e filo-ucraina, allineata al settore Difesa americano, e nominando Vance – tra l’altro, subito dopo l’attentato al candidato – ha dato un segnale di rottura forte col passato. Vance è indice di svolta non solo verso l’ucraina, anche verso l’europa” continua Gaiani. Il direttore teme che con l’eventuale allontanamento Usa “spetterà all’ue gestire rapporti con la Russia, la crisi energetica e l’ucraina devastata da ricostruire”. Sul campo “i russi sanno che fino al voto americano, escludendo potenziali tracolli, non ci saranno svolte militari. Ora il loro obiettivo è distruggere nelle posizioni difensive il maggior numero di forze ucraine, annientarne le capacità militari”.
Mentre l’esercito russo continua a respingere assalti ucraini sulla riva sinistra del Dnepr, “più che a combattimenti per guadagni territoriali, assistiamo a una guerra d’attrito per eliminare le forze avversarie. Alla grossa carenza di uomini degli ucraini si pensava di poter sopperire con le super-armi occidentali”, ma “il grande problema di Kiev, però, rimane il manpower, dice il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando operativo del vertice interforze e Brigata folgore. “Gli ucraini stanno arruolando tutti, ma i russi prevalgono lungo la linea del fronte, premono soprattutto al centro. Non è solo il campo a dettare l’apertura ai negoziati, è anche il cambio dello scenario internazionale, soprattutto dopo il primo summit in Svizzera, dove Zelensky pensava di uscire più forte, ma il documento finale non è stato firmato da alcuni Paesi. Anche l’europa non è unita e non solo per gli ungheresi: anche altri Stati diventano più prudenti”.
La Slovacchia ha reso noto che non boicotterà la presidenza europea dell’ungheria come chiede Bruxelles. Contro il premier di Budapest non si è schierata contro solo l’ue: lo ha fatto, durante la sua visita nel Regno Unito, anche Zelensky, ma senza mai pronunciare il suo nome. Al vertice di Blenheim ha invitato i 46 leader presenti a non fidarsi di chi “in Europa cerca di risolvere le questioni alle spalle degli altri”. Orban due giorni fa ha pubblicato una lettera-report sulla sua “missione” indirizzata a Michel: le controparti “non cercheranno la fine della guerra senza significativo aiuto esterno”, l’ue ha copiato “la politica bellicista Usa”, invece dovrebbe cercare il cessate il fuoco.