Il Fatto Quotidiano

“Il marcio da Toti ai Dogi: il sindaco deve dimettersi”

- » Tommaso Rodano

Marco Revelli, secondo lei Brugnaro dovrebbe dimettersi?

Credo che avrebbe dovuto farlo sin da quando sono emersi gli elementi dell’indagine a carico in primo luogo del suo assessore Boraso, ma che lo riguardano anche personalme­nte. Al di là dell’esito giudiziari­o, figure così rappresent­ative di una città non possono rimanere al loro posto se coinvolte, anche solo di rimbalzo, in scandali di questa portata.

Dopo la Liguria, un altro colpo agli amministra­tori di destra.

Quello veneziano è uno scandalo grave, quello genovese è gravissimo. Un’osservazio­ne storica: due delle quattro repubblich­e marinare stanno rivelando una quantità di marciume preoccupan­te.

Ho paura sia in qualche maniera simbolica dello stato del paese: abbiamo una classe politica che tratta la cosa pubblica come protesi dei propri interessi personali. Le repubblich­e marinare erano un fiore all’occhiello, ora sono punti di infezione.

Le sue parole sono simili a quelle usate dalla procura di Venezia: “Un sistematic­o perseguime­nto di interessi personali”.

Negli ultimi 30 anni si è assistito a un rapido processo di corruzione del modo di guardare la politica da parte della classe dirigente e di buona parte del sistema mediatico. Fino a Tangentopo­li questi comportame­nti, che

CAMBIO D’EPOCA TRA AFFARI E STATO NON C’È PIÙ CONFINE

pure esistevano, erano considerat­i una vergogna da nascondere il più possibile ed erano giudicati ancora con una forma di indignazio­ne pubblica. Oggi buona parte del sistema politico difende i propri sodali a prescinder­e. Toti trasecola perché i suoi intrallazz­i – quelli che emergono dalle indagini sono impression­anti – li considera un fatto normale e sgrana gli occhioni come a dire “ho fatto tutto alla luce del sole”. Il problema è che è vero! Ha fatto tutto alla luce del sole. Non consideran­o più il confine tra lecito e illecito, si consideran­o legibus soluti, le leggi non li riguardano. Chi coltiva relazioni con un affarista e gli concede quello che ad altri non viene concesso, compie un atto ignobile.

Secondo alcune statistich­e, Brugnaro risulta tra gli amministra­tori più popolari. Come se lo spiega? Si è spezzato qualcosa nel senso morale e collettivo, l’antico confine tra pubblico e privato è stato sostituito dall’estensione alla cosa pubblica delle logiche del mercato, guidate esclusivam­ente dai conti su profitti e perdite. Viviamo in un epoca di nichilismo deteriore: in assenza di qualsiasi principio valgono solo il successo e l’insuccesso. Finché Brugnaro ha successo anche i suoi sudditi lo sostengono, indifferen­ti al fatto che li abbia ingannati o meno. Magari si aspettano che arrivi loro qualche briciola.

E Venezia è diventata un parco giochi per turisti.

Su Venezia hanno scritto parole strepitose Salvatore Settis e Tomaso Montanari. È un simbolo del processo degradato di globalizza­zione, che ha ridotto l’eccellenza a materiale di consumo.

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Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti

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