Via D’amelio, commemorazione e polemica tra Salvatore Borsellino e Maria Falcone
Non ci sono commemorazioni per le stragi senza polemiche. Come ogni anno, anche nel trentaduesimo anniversario della strage di via d’amelio emerge l’ennesima diatriba interna all’antimafia. “Ci dissociamo e manifestiamo il nostro dissenso a chi, aderendo a questo tipo di iniziativa come purtroppo la Fondazione Falcone e anche il Centro studi Paolo e Rita Borsellino, fanno evidentemente una scelta di campo”. A dirlo è Salvatore Borsellino, fratello del giudice, in aperta polemica con Maria Falcone e il centro studi voluto dalla sorella Rita, l’europarlamentare scomparsa ad agosto 2018, per la “passerella” istituzionale tra il 17 e 19 luglio organizzata dall’ente governativo agenzia italiana per la gioventù. Salvatore ha sempre chiuso le porte nel giorno di via D’amelio a politici e istituzioni, gridando con l’agenda rossa in mano “fuori la mafia dallo Stato”. “Se per il fratello di Paolo Borsellino il miglior modo di fare antimafia è contestare Maria Falcone continui a farlo. Il miglior modo per rispondergli, invece, è ignorarlo”, ha replicato la sorella di Falcone. Chissà cosa direbbero oggi i due giudici vedendo i loro fratelli e sorelle in polemica tra loro. Defilati, restano sempre i figli del giudice Borsellino. “Qui si sta giocando la partita più importante, forse l’ultima, che vale la pena di essere giocata, anche ai supplementari, se ci saranno i supplementari”, dice Manfredi Borsellino, dirigente di polizia, all’evento dell’anm a Caltanissetta. Un segnale netto, dalla città delle inchieste scottanti sulle stragi, sulla presunta eversione nera nelle stragi, sulla scomparsa dell’agenda rossa, sui finti pentiti (vedi Vincenzo Scarantino), e sui depistaggi della polizia guidata da Arnaldo La Barbera, e dei magistrati. L’ultimo a finire sotto accusa è l’ex pm Gioacchino Natoli. “Una partita che mio padre voleva giocare, come peraltro aveva bruscamente detto al procuratore Giammanco durante la telefonata, stranissima, della mattina del 19 luglio, quando gli comunicò di affidargli il coordinamento di tutte le indagini su Palermo. A mio padre non è stata data la possibilità neanche di iniziare questa partita. Spero che ancora questa partita non sia finita”, conclude Borsellino. In questa frattura dell’antimafia, si inserisce la commissione presieduta da Chiara Colosimo, pronta a “svelare il più possibile tutto quello che in questi 32 anni ancora non era emerso”.