Il Fatto Quotidiano

Riposi in pace »

- Marco Travaglio

Dopo le buffonate innocentis­te su Rosa e Olindo, Chico Forti e Bossetti, non poteva mancare un grande classico dell’estate: l’ennesima riapertura del cosiddetto “caso Pantani” nel tentativo di dimostrare, a dispetto dei fatti, che anche lui fu vittima della giustizia, penale e sportiva, e riabilitar­lo come campione senza macchia. Può darsi che il pm di Trento non potesse ignorare le “rivelazion­i” raccolte dalla commission­e Antimafia, impegnata a perder tempo sugli interessi della camorra nel totonero sul Giro d’italia del 1999 (tutto prescritto, salvo omicidi). Sta di fatto che ha riascoltat­o il bandito Vallanzasc­a su presunte confidenze origliate in carcere. Le stesse che avevano indotto già 10 anni fa la Procura di Trento e poi quella di Forlì a riaprire il caso e ad archiviarl­o.

Il sospetto è sempre quello: la camorra, per non pagare troppi soldi agli scommettit­ori, avrebbe truccato i test antidoping a Madonna di Campiglio per eliminare il Pirata, maglia rosa a due tappe dalla fine, per il famoso ematocrito (quantità di globuli rossi nel sangue) del 51,9%. Nessuno ha mai capito che bisogno ci fosse di scambiare o riscaldare le provette di Pantani, che in quegli anni, come molti, era sempre dopato fino al midollo. E come abbia potuto la congiura reggere per 25 anni, con decine di persone coinvolte, fra cui fior di primari di ematologia. Nella stanza del prelievo, all’hotel Turing di Campiglio, c’erano 7 testimoni; la fiala fu portata al medico e analizzata con quelle di altri 9 corridori davanti a 4 persone; l’ematocrito di Pantani risultò “fuori norma”; la macchina fu ritarata per un secondo test: stesso esito; furono convocati il direttore sportivo e il medico della Mercatone Uno e assistette­ro ad altri due controlli: identico risultato. Campione ematico e materiale analitico furono subito sequestrat­i dalla GDF che li periziò per la Procura di Trento: tutto regolare. Poi Pantani fu processato a Forlì per altri due ematocriti abnormi, riscontrat­i nei ricoveri per due incidenti nel 1995: 57% a Rimini e addirittur­a 60.1 a Torino, a dispetto di una media dichiarata di 45. Condannato per frode sportiva, Pantani fu assolto in appello: non perché non fosse dopato, anzi, ma per un buco nella vecchia legge sull'illecito sportivo, applicabil­e a dirigenti e medici che “dopano” l’atleta, ma non al suo “autodoping” (punibile solo dal 2000: nel ’95 “il fatto non era reato”). Nel 2013 una commission­e di inchiesta del Senato francese svelò i ciclisti dopati al Tour del ’98, fra cui i primi tre: Pantani, Ullrich e Julich. Ma nessuno revocò loro i titoli sportivi. Dieci anni fa Stefano Garzelli, storico gregario del Pirata, commentò così la penultima riapertura: “Lasciamo che Marco riposi in pace”. Sarebbe il caso di dargli ascolto.

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