QUEL COPIONE DI MACARIO, MANFREDI SPIEGA A SORDI E LA GOLA DELL’AVVOCATO
Da più di un secolo i periodici Usa intrattengono i lettori con rubriche divertenti di aneddoti sui vip: li inventano agenzie che forniscono materiali ai columnist di gossip faceti. Il sistema è di una praticità ineguagliabile. Siete incazzati perché in Italia non c’è uno come Mélenchon e un partito di sinistra come La France Insoumise? Sentite il bisogno di distrarvi con aneddoti italiani redatti alla maniera americana, tanto non potete farci niente, se non mangiarvi il fegato (tra i vaffa di rito) per essere nati nel Paese dei tiracampà e di Bascapè? Eccovi serviti.
“Il mio primo libro” disse una volta Marcello Marchesi “era così divertente che uno è caduto dalla sedia dal gran ridere. Ma adesso sto bene”.
Uno scocciatore era riuscito a farsi leggere da Macario uno dei 20 copioni che aveva sempre pronti nel cassetto e che avevano già fatto il giro di tutti i bauli dei capocomici d’italia, ritornando intatti al mittente. “Insomma, che ne dice del mio nuovo lavoro?” “Un grande lavoro, senza dubbio” rispose Macario. “Credo che lo rappresenteranno ancora quando Molière e Shakespeare giaceranno da tempo dimenticati”. “Grazie, lei mi confonde”. “Ma intendiamoci” riprese Macario “non prima d’allora, neh!”
Il barbiere stava radendo Gianni Agnelli. A un certo punto si ferma e dice: “Avvocato, a pranzo ha mangiato pasta al pomodoro?” “No”. “Allora” conclude il barbiere “le ho appena tagliato la gola”.
Paolo Panelli e Bice Valori sono in viaggio di nozze. Al momento di lasciare l’albergo, Panelli controlla il conto e sbotta: “10 mila lire per il ristorante?! E chi ha mangiato? Siamo in luna di miele!” Il congierge gli fa presente che le tariffe dell’hotel includono il ristorante: “Potevate scendere. Il ristorante era a vostra disposizione. Se non l’avete fatto, non è colpa nostra”. “Be’” replica Panelli “allora siamo pari, perché lei mi deve 10 mila lire per aver fatto sesso con Bice”. “Sua moglie? Non l’ho neanche sfiorata!” E Panelli: “Poteva salire in camera. Era a sua disposizione. Se non l’ha fatto, che è, colpa mia?”
“Voglio confessarti una cosa” disse Nino Manfredi ad Alberto Sordi dopo la prima di Crimen. “Ti ho sempre ammirato e ti ho sempre considerato un esempio. Di più: mi sono sempre sentito intimidito da te”. E Sordi: “Sì? Non vedo l’ora di essere morto!”
Tino Buazzelli entra al Savini come una palla di gomma e si lascia cadere pesantemente sul divano più vicino. “No!” strilla terrorizzato Giorgio Albertazzi.“ti sei seduto sul mio cappello!” Buazzelli solleva il culone ed estrae da sotto la cosa informe che un attimo prima era un cappello. Albertazzi lo prende premurosamente e lo mette a posto con cura affettuosa. Poi, soddisfatto della sua opera di assestamento, lo esibisce a Buazzelli perché lo ammiri: “Guarda che meraviglia stavi per rovinare!” “È proprio un bel cappello” dice Buazzelli. “Di chi era?”
Rossano Brazzi telefona all’impresa di pompe funebri: “È morta mia moglie. Vorrei che ve ne occupaste”. “Ma, dottore” dice l’addetto “sua moglie l’abbiamo già sepolta qualche anno fa…” “Mi ero risposato” singhiozza Brazzi. E l’addetto: “Congratulazioni!”