Il Fatto Quotidiano

Addio a Comunardo Niccolai, stopper col “vizio” dell’autogol

- » Stefano Boldrini

Se n’è andato, stroncato da un malore all’età di 77 anni nell’ospedale di Pistoia, nel bel mezzo degli europei delle autoreti, lui che degli autogol è stato un’icona: Comunardo Niccolai, ex difensore, 228 presenze e 4 reti con il Cagliari con il quale vinse lo scudetto nel 1970, accompagna­to da mezzo secolo da una frase fulminante di Manlio Scopigno durante il Mundial messicano (“mai avrei immaginato nella mia vita di vederlo in mondovisio­ne”). Pare che in realtà queste parole siano state un falso, ma ormai il danno era fatto.

Toscano di Uzzano, provincia di Pistoia, nome scelto dal padre Lorenzo, ex portiere del Livorno e fiero antifascis­ta: Comunardo. Un omaggio alla Comune di Parigi. La mamma, cattolica e democristi­ana, si faceva il segno della croce. Un signor giocatore, ribattezza­to “Agonia” per il fisico asciuttiss­imo e la maschera di sofferenza. Uno stopper, come si diceva ai suoi tempi: uno che doveva “stoppare” i centravant­i e allora in Italia circolavan­o veri campioni, altro che la Serie A di oggi. Il più forte, Gigi Riva, scomparso sei mesi fa, lo marcava in allenament­o. Niccolai è passato alla storia del calcio italiano per i suoi autogol, 6 in totale: eppure c’è chi ha fatto peggio, come Riccardo Ferri e Franco Baresi, approdati a quota 8. Quelli di Comunardo erano però capolavori. Come quella volta contro la Juventus, nell’anno dello scudetto: finì 2-2, ma Riva ci mise una pezza. La maledizion­e degli autogol – che a pensarci bene è una costante della sinistra – vissuta con fatalismo: “Penso di aver fatto buone cose. Ho vinto uno scudetto a Cagliari e sono arrivato in Nazionale, ma di me si narrano soprattutt­o le autoreti. Alla fine, è importante essere ricordati per qualcosa”. Niccolai è un altro pezzo che si stacca dal meraviglio­so Cagliari, la figurina di un calcio in bianco e nero in cui lui, con la sua calvizie precoce, scrisse pagine importanti. Tre presenze in azzurro, stritolato dalla concorrenz­a di Rosato. Punto fermo di un Cagliari di uomini veri. Un biennio da Ct dell’italia femminile, molti anni da osservator­e della Nazionale. Lo incrociavi talvolta nei ritiri: appartato, educato, ironico. Una persona perbene, che ora Cagliari piange. Anche nei giorni scorsi, nell’europeo degli autogol, si è parlato di lui. Nove autoreti, l’ultima del belga Vertonghen contro la Francia. Una banale deviazione di coscia. Quelle di Niccolai erano poesia. Comunardo, il poeta maledetto. Degli autogol e di un calcio d’altri tempi.

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