Il Fatto Quotidiano

“Dopo la Summer e Bowie vi regalo il battito cosmico”

Al Gazometro di Roma “Nebula” L’evento con musiche inedite del re dell’eurodisco

- » Stefano Mannucci

“Donna Summer? Venne da me in studio a Monaco, avevo bisogno di tre coriste. Subito dopo, cinquant’anni fa, mi occupai del suo album Lady of the night. Dove c’era quel mio brano, The Hostage...”

Che parla di un uomo che viene rapito e ucciso, caro Giorgio Moroder. Siccome in Germania imperversa­va la banda Baader-meinhof con attentati sanguinari, lassù il disco incontrò ostacoli. Però da quello stop ripartimmo con il boom di Love to love you baby.

E quando arrivò il beat vertiginos­o di I Feel Love Eno disse che...

Brian stava progettand­o Heroes con David Bowie e commentò: “Ferma tutto, Moroder ha già trovato il suono del futuro”.

La disco stellare. Bowie venne a cercarla.

A Montreux. David era adorabile ed estremamen­te profession­ale. La session era all’ora di colazione, lui registrò Cat people, il brano guida del film Il bacio della pantera, in soli due take. Il regista Paul Schrader non ci voleva credere: “Avete già finito?”.

Invece Freddie Mercury le diede filo da torcere.

Ero alle prese con la riedizione del muto di Lang, Metropolis. Prima, i Queen avevano pensato di farne qualcosa, ma avevo già acquistato i diritti. Freddie cantò per me Love kills. A poco a poco cambiò tutto il brano. Aveva l’agenda ingolfata.

Dopo Call me per American Gigolo avrei voluto mettere la testa sull’album successivo dei Blondie. Debbie Harry era la numero uno, il loro boss, ma qualcuno nella band ci metteva bocca.

Altri?

Gli A-HA. Anche lì, se non si fosse messo di traverso il loro produttore, avrei potuto operare bene: Morten Harket, il cantante, era un caro ragazzo. E i Duran Duran: trent’anni fa la collaboraz­ione non andò in porto, abbiamo rimediato di recente. Però a Roma avrò la visita gradita della compagna del loro leader Nick Rhodes. Maestro, lei è qui in Italia per la settima edizione di Videocittà, il festival della visione e della cultura digitale diretto da Rutelli dal 5 al 7 luglio al Complesso Eni del Gazometro Ostiense.

Ho composto la musica originale di Nebula, l’evento-clou, immersivo, site specific in cui le stupefacen­ti soluzioni visuali curate dai Quiet Ensemble caleranno lo spettatore nei panni di un viaggiator­e spaziale, tra stelle e galassie. Dieci minuti di musica in cui cerco di dare l’idea di un suono che nessuno di noi ha mai ascoltato: quello dell’universo. Ho fatto un lavoro di discontinu­ità, dopo aver sperimenta­to più ipotesi di brani. Qui, in quel lasso di tempo, ci sono 95 passaggi sonori.

Un nuovo suono del futuro, dunque. E il 7 l’orchestra di Santa Cecilia le dedicherà per Videocittà un concerto-tributo. Ascolta musica italiana?

Mi piacciono i trapper, più dei rapper americani, che sono troppo duri. Apprezzo Sferaebbas­ta. E Geolier. Rosa Chemical di Made in Italy o Londra, il suo duetto con Rkomi.

A Sanremo è stato un paio di anni fa per il premio alla carriera; ha vinto tre Oscar, ma tiene in modo particolar­e al suo David di Donatello. Con l’omaggio di Giorgia in I feel love.

Mi ricordano che io in diretta tv, davanti a Mattarella, mi sia messo a perfeziona­re la performanc­e dal vivo di una ragazza con l’ukulele. Che male c’è?

Niente. Dopo Videocittà dove andrà?

Tre Oscar e un David di Donatello per Giorgio Moroder

A casa mia, a Canazei. Dove se un giorno si deciderann­o a costruire il museo potrei lasciare i miei strumenti, a partire dal moog con cui ho inventato il beat di Donna Summer.

Al ritorno a Los Angeles voterà per le presidenzi­ali Usa?

Non ho neppure la cittadinan­za. Vivo in America con un permesso di lavoro. Comunque temo che Trump abbia già vinto. Al confronto tv non ho capito cosa volesse dire Biden, e secondo me non lo capiva neppure lui stesso. Ma qual è l’alternativ­a per i democratic­i? Forse il governator­e Newsom. O Michelle Obama, che però non si farà mai avanti.

Come la chiamano nel mondo?

In tante maniere. Moròder, Morodèr. Per i cinesi io sono Molodè.

Freddie Mercury mi diede filo da torcere in studio: i Queen avevano fatto progetti su Metropolis

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Pluripremi­ato
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