Fanpage, il ventennio non tornerà anche grazie al giornalismo
Una giornalista di Fanpage è riuscita a introdursi, con una telecamera nascosta, nell’ambiente dei militanti di Gioventù Nazionale di Fratelli d’italia, svelando posizioni estremiste in un contesto di razzismo e antisemitismo. La giornalista infiltrata ha ripreso saluti romani, inni al Duce, insulti agli ebrei, simbologie neo-naziste. La premier Meloni ha sì stigmatizzato le espressioni e i cori razzisti e antisemiti (e non poteva non farlo) ma ha subito capziosamente spostato il grave problema attaccando duramente – rivolgendosi anche al Capo dello Stato – l’inchiesta definendola “metodi da regime”. Non poteva mancare Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione del partito, il quale ha definito l’inchiesta giornalistica “una infamia, una vergogna con modalità contro la legge... c’è un problema molto serio di persone che provano a far finta che sia giornalismo commettendo dei reati”. È intervenuto il consigliere giuridico della premier F.S. Marini (tra gli estensori della riforma del premierato) secondo cui “nessuna attività giornalistica si deve spingere fino a partecipare segretamente alla vita di un partito o di una associazione politica”,
Si tratta di affermazioni inaccettabili e che si risolvono ancora una volta – come è scorretta abitudine dell’esecutivo in carica – in un duro attacco alla libertà dell’informazione. Occorre ricordare a questi (volutamente) immemori le modalità legittime (come tali riconosciute dalla stessa giurisprudenza) in cui si estrinseca l’apprezzabile (e purtroppo sempre più raro) giornalismo d’inchiesta e ricordare soprattutto che sono diritti fondamentali sia quello di “informare” sia quello di “essere informati”, ponendosi entrambi come l’essenza di un sistema democratico che necessita sempre di una pubblica opinione vigile e informata. Sotto questo profilo può affermarsi che la collettività vanta un vero e proprio diritto all’informazione perché esso è funzionale all’esercizio di quella sovranità che per Costituzione le appartiene. È proprio in attuazione dei diritti di “informare” e di “essere informati” che il giornalismo d’inchiesta promuove una presa di coscienza da parte della collettività individuando fatti di interesse pubblico sottoponendoli alla opinione pubblica perché possa valutare e decidere.
E allora, è vero esattamente il contrario di quanto infondatamente affermato da Meloni, Donzelli, Marini: come è possibile parlare di “vergogna”, di “infamia”, di “metodi di regime” quando la collettività viene a conoscenza, tramite l’esercizio giornalistico del diritto di informare, di un fatto gravissimo e, cioè, che parte di militanti del movimento giovanile del partito dell’esecutivo che esprime la premier del governo – (la quale ha definito “stupendi” i militanti di Gioventù Nazionale) – inneggi, con espressioni razziste e antisemite, alle infami ideologie del fascismo e del nazismo. Bisogna, invece, essere grati ai giornalisti di Fanpage per aver portato a conoscenza della collettività che nel movimento giovanile di FDI – ove si forgiano le nuove leve e la nuova classe dirigente di quel partito – vi sono militanti che pongono in essere inaccettabili e intollerabili comportamenti in contrasto con i valori della Costituzione.
Con tale meritevole inchiesta il giornalismo ha offerto alla collettività la possibilità di reagire contro ogni forma di odio, di discriminazione, di ogni velleità di autoritarismo, così difendendo la democrazia che trova il suo fondamento nella Costituzione antifascista. I nostalgici del nefasto ventennio – nonostante l’appoggio di una schiera di servili disinformatori di professione – non prevarranno finché vi saranno giornalisti liberi, senza padroni.
STAMPA MELONI HA ATTACCATO L’INCHIESTA CHE HA IL MERITO DI MOSTRARE LA VERITÀ