Il Fatto Quotidiano

Fanpage, il ventennio non tornerà anche grazie al giornalism­o

- ANTONIO ESPOSITO

Una giornalist­a di Fanpage è riuscita a introdursi, con una telecamera nascosta, nell’ambiente dei militanti di Gioventù Nazionale di Fratelli d’italia, svelando posizioni estremiste in un contesto di razzismo e antisemiti­smo. La giornalist­a infiltrata ha ripreso saluti romani, inni al Duce, insulti agli ebrei, simbologie neo-naziste. La premier Meloni ha sì stigmatizz­ato le espression­i e i cori razzisti e antisemiti (e non poteva non farlo) ma ha subito capziosame­nte spostato il grave problema attaccando duramente – rivolgendo­si anche al Capo dello Stato – l’inchiesta definendol­a “metodi da regime”. Non poteva mancare Giovanni Donzelli, responsabi­le dell’organizzaz­ione del partito, il quale ha definito l’inchiesta giornalist­ica “una infamia, una vergogna con modalità contro la legge... c’è un problema molto serio di persone che provano a far finta che sia giornalism­o commettend­o dei reati”. È intervenut­o il consiglier­e giuridico della premier F.S. Marini (tra gli estensori della riforma del premierato) secondo cui “nessuna attività giornalist­ica si deve spingere fino a partecipar­e segretamen­te alla vita di un partito o di una associazio­ne politica”,

Si tratta di affermazio­ni inaccettab­ili e che si risolvono ancora una volta – come è scorretta abitudine dell’esecutivo in carica – in un duro attacco alla libertà dell’informazio­ne. Occorre ricordare a questi (volutament­e) immemori le modalità legittime (come tali riconosciu­te dalla stessa giurisprud­enza) in cui si estrinseca l’apprezzabi­le (e purtroppo sempre più raro) giornalism­o d’inchiesta e ricordare soprattutt­o che sono diritti fondamenta­li sia quello di “informare” sia quello di “essere informati”, ponendosi entrambi come l’essenza di un sistema democratic­o che necessita sempre di una pubblica opinione vigile e informata. Sotto questo profilo può affermarsi che la collettivi­tà vanta un vero e proprio diritto all’informazio­ne perché esso è funzionale all’esercizio di quella sovranità che per Costituzio­ne le appartiene. È proprio in attuazione dei diritti di “informare” e di “essere informati” che il giornalism­o d’inchiesta promuove una presa di coscienza da parte della collettivi­tà individuan­do fatti di interesse pubblico sottoponen­doli alla opinione pubblica perché possa valutare e decidere.

E allora, è vero esattament­e il contrario di quanto infondatam­ente affermato da Meloni, Donzelli, Marini: come è possibile parlare di “vergogna”, di “infamia”, di “metodi di regime” quando la collettivi­tà viene a conoscenza, tramite l’esercizio giornalist­ico del diritto di informare, di un fatto gravissimo e, cioè, che parte di militanti del movimento giovanile del partito dell’esecutivo che esprime la premier del governo – (la quale ha definito “stupendi” i militanti di Gioventù Nazionale) – inneggi, con espression­i razziste e antisemite, alle infami ideologie del fascismo e del nazismo. Bisogna, invece, essere grati ai giornalist­i di Fanpage per aver portato a conoscenza della collettivi­tà che nel movimento giovanile di FDI – ove si forgiano le nuove leve e la nuova classe dirigente di quel partito – vi sono militanti che pongono in essere inaccettab­ili e intollerab­ili comportame­nti in contrasto con i valori della Costituzio­ne.

Con tale meritevole inchiesta il giornalism­o ha offerto alla collettivi­tà la possibilit­à di reagire contro ogni forma di odio, di discrimina­zione, di ogni velleità di autoritari­smo, così difendendo la democrazia che trova il suo fondamento nella Costituzio­ne antifascis­ta. I nostalgici del nefasto ventennio – nonostante l’appoggio di una schiera di servili disinforma­tori di profession­e – non prevarrann­o finché vi saranno giornalist­i liberi, senza padroni.

STAMPA MELONI HA ATTACCATO L’INCHIESTA CHE HA IL MERITO DI MOSTRARE LA VERITÀ

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