Il nostro garantismo peloso usa 2 pesi e 2 misure per Salis e Toti
GLI EVENTI DI QUESTI GIORNI impongono di tornare sulla differenza tra cultura delle garanzie e ideologia del garantismo. Mentre l’una è un tratto indefettibile delle democrazie, l’altra è il cancro che divora da troppi anni il povero tessuto istituzionale italiano.
Alcuni esempi. Ilaria Salis è stata incarcerata in Ungheria per 16 mesi in custodia cautelare per un reato che in Italia è punito con sanzioni tutto sommato modeste. La stessa sorte incredibilmente sta per toccare a un’altra militante tedesca, accusata di aver aggredito un gruppo di neonazisti a Budapest. Nessuna voce della nutrita “lobby” forense italiana ha ovviamente battuto ciglio. Anzi, nei confronti della Salis è partita una campagna volta a inchiodarla alle sue responsabilità per avere in passato occupato abusivamente un appartamento. Nessun riferimento, in questi attacchi, al fatto che nel quartiere Esquilino di Roma, Casapound occupa abusivamente un palazzo da 25 anni.
E veniamo a Toti, presidente della Regione Liguria ai domiciliari da più di un mese per reati gravissimi, ma da colletto bianco. Qui il garantismo nostrano si è sbizzarrito nelle tesi più strane, mettendo in dubbio persino che la corruzione sia reato e che la giurisdizione, applicandolo, possa sottoporre la politica al controllo di legalità. Purtroppo, persino il Gip di Genova è finito in questo labirinto intellettuale e ha consentito a Toti di fare una riunione di giunta in casa, mentre è in custodia cautelare (!) E da ultimo Satman Singh. Era un bracciante indiano che lavorava nell’agro Pontino. Un macchinario gli ha mozzato un braccio e il suo (italianissimo) datore di lavoro lo ha rimosso dal suo campo, senza chiamare i soccorsi, lo ha abbandonato davanti al tugurio dove abitava e ha messo il braccio in una cassetta di plastica di quelle usate per raccogliere la frutta. Satman è morto dissanguato. Ebbene quest’uomo risulta indagato solo per omicidio colposo. Quindi niente misure cautelari e niente intercettazioni possibili nell’inchiesta. L’imputazione così lieve risponde a un concetto malato di giustizia penale, in cui la vita e la dignità delle persone vengono dopo gli interessi degli indagati e delle parcelle dei loro avvocati. Il colpevole della morte di Satman non farà mai un giorno di galera. I nemici di Orbán (amico della Meloni) invece rischiano sempre moltissimo. Ecco la differenza tra democrazia e garanzie (anche per le vittime), da un lato; e garantismo peloso all’amatriciana, dall’altro.