UN’ALLEANZA POPOLARE? PRIMA LEGGETE IL PROGRAMMA
Se si volesse davvero discutere di un “fronte popolare” italiano, mimando l’alleanza delle sinistre in Francia, occorrerebbe almeno leggersi il loro programma. Il Nuovo Fronte Popolare vede insieme settori che, fino a qualche mese fa si insultavano, come Jean Luc Mélenchon, capo di France Insoumise e Raphaël Glucksmann, capolista dei Socialisti alle Europee. Oggi tutti uniti su un programma di compromesso che concede molto alla politica estera “moderata” in cambio di un “piano di urgenza sociale”.
La premessa del programma è quella di “mettere fine alla brutalizzazione e agli abusi degli anni di Macron”. Poi delinea le misure per i primi 15 giorni di governo improntante al riformismo radicale: “Blocco dei prezzi di prima necessità in campo alimentare, energia e carburante”; “abrogazione immediata della riforma delle pensioni che innalza l’età pensionabile a 64 anni” “aumento del salario minimo, lo Smic, a 1.600 euro, e per questa via, aumento del salario in generale”; contrastare “la sfida climatica” con una moratoria per decreto sui “grandi
SINISTRA ETÀ PENSIONE DA RIVEDERE E LO “SMIC” A 1.600 EURO
progetti autostradali” e sui “mega-bacini”; “abitazioni di urgenza” anche mediante “la requisizione delle case sfitte”, il rifiuto dei “vincoli di austerità del Patto di bilancio”. C’è spazio anche per il compromesso sull’ucraina: difendere indefectiblement la sovranità e la libertà del popolo ucraino e l’integrità dei suoi confini con l’obiettivo di una “diplomazia di pace” e comunque il rifiuto dell’invio di uomini Nato sul terreno (proposto da Macron). Più netto su Gaza dove occorre agire “per il cessate il fuoco immediato” e una pace giusta e durevole rompendo “con il colpevole sostegno del governo francese al governo suprematista di Netanyahu”, per “imporre un cessate il fuoco e far rispettare la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che evoca, senza ambiguità, il rischio di genocidio”.
Proposte impegnative che, ovviamente, andrebbero messe alla prova del governo effettivo che, come accade sempre, modifica spesso gli intendimenti originari.
Ma come avvio di un’esperienza comune, dopo gli anni socialisti alla Hollande, l’impatto delle proposte è forte. “Riforme di struttura” chiedeva il Pci negli anni 50. Qui non siamo a quelle ambizioni, potrebbe bastare forse la più recente definizione di “riformismo forte”. Insomma, un’idea di cambiamento. Chi si candida per stare a quest’altezza?