Inchieste e j’accuse
A Modena Dig Festival, il giornalismo investigativo in 100 eventi. Lectio magistralis di Albanese ed Elia
L’espressione j’accuse, scelta come titolo del nuovo «DIG Festival», dedicato al giornalismo investigativo e di reportage, indica la necessità di denunciare pubblicamente un’ingiustizia, anche quando farlo è sconveniente o pericoloso. Fu Émile Zola a usarla per primo nel 1898 nella sua celebre lettera al presidente della Repubblica francese per difendere l’innocenza dell’ufficiale Alfred Dreyfus. Allora Zola fu condannato a un anno di carcere per la sua presa di posizione. Alla sua decima edizione, a Modena da domani al 22 settembre, programma su dig-awards.org, dopo le oltre 10mila presenze dell’anno scorso «DIG», acronimo di «Documentari, Inchieste, Giornalismi», proporrà oltre 100 eventi in 5 giornate, tra talk, proiezioni, workshop, mostre d’arte e concerti. Ancora una volta per rendere omaggio, sottolineano i direttori artistici Alberto Nerazzini e Valerio Bassan, al giornalismo indipendente, a chi ha il coraggio di mettere la verità prima di tutto, a chi prende posizione.
In un anno come questo, la scelta vuol essere anche un omaggio alla memoria delle giornaliste e dei giornalisti che sono stati uccisi, raccontando cosa succede in Palestina e in Medio Oriente. J’accuse ricorda a tutti che il ruolo del giornalismo, in un’epoca di crisi e di guerra, è sempre lo stesso, denunciare l’ingiustizia. Anche quando è rischioso, perché solo così il giornalismo può salvarsi. Giovedì, nella cornice della Chiesa di San Carlo, si terrà la lectio magistralis di Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite nei territori palestinesi occupati, e del giornalista freelance Christian Elia. I due hanno scelto la locuzione J’accuse come titolo per il loro libro, edito da Fuoriscena, in cui invocano la fine del massacro in Palestina. La lectio sarà un’occasione per far luce sull’apartheid nei territori occupati in Palestina e sull’urgenza della questione arabo-israeliana ben prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, ispirando con il suo messaggio l’intero festival modenese.
Tra gli ospiti provenienti da oltre 30 Paesi, il magistrato antimafia Nino Di Matteo, Safwat Kahlout, giornalista palestinese e producer di Al Jazeera arrivato in italia con la sua famiglia dopo aver documentato per mesi l’assedio di Gaza, Meron Rapoport, giornalista delle testate israeliane di opposizione +927 Magazine e Local Call.
E poi la data journalist statunitense Premio Pulitzer Julia Angwin, Eddi Marcucci, Francesca Coin, Stefano Liberti, Christian Raimo, Janek
Gorczyca, Matteo Nucci, Nancy Porsia, Diletta Bellotti, Laura Silvia Battaglia, Giuliano Battiston, Philip Di Salvo, Gianni Barbacetto e Saverio Lodato.
Oltre ai premi annuali «DIG Awards» e al «DIG Pitch» per progetti ancora in fase di sviluppo, film documentari al Cinema Astra, musica con il cantautore texano Micah P. Hinson e con l’italo-canadese Jonathan e mostre. Dal fumettista Michelangelo Setola a «Nel mirino della memoria. Ritratti dei giornalisti uccisi in Palestina» di Gianluca Costantini.