Corriere di Bologna

Il medico che rifiuta la pensione Attesa per il verdetto del Tribunale

Dopo il ricorso, ieri la prima udienza davanti al giudice del lavoro. A breve la decisione

- Federica Nannetti

Ancora non c’è scritta la parola fine sulla vicenda di Michele Zoboli, il medico di base di San Pietro in Casale, Galliera e San Venanzio che, giunto alla soglia dei 70 anni, ha chiesto di non andare in pensione e di rimanere in servizio per altri due anni, consapevol­e di un contesto di carenza cronica di medici e deciso a dare continuità ai suoi pazienti. Dopo il colpo di scena di Ferragosto, che ha portato il suo legale a non ritirare il ricorso presentato a luglio per l’iniziale silenzio e successivo rifiuto dell’azienda sanitaria nel confermare il medico fino ai 72 anni, ieri si è svolta in Tribunale a Bologna la prima udienza cautelare d’urgenza davanti al giudice del lavoro Luigi Bettini; giudice che si è riservato. Un primo pronunciam­ento, data la procedura d’urgenza, dovrebbe comunque arrivare nell’arco di pochi giorni, probabilme­nte all’inizio della prossima settimana, mettendo così almeno un primo punto fermo su tutta la vicenda. Per ora le parti hanno preferito rispettare il silenzio. Ieri, oltre al dottor Zoboli e al suo legale Maurizio Ferlini, presenti anche l’Ausl — rappresent­ata da un delegato del direttore generale Paolo Bordon e l’avvocato Arianna Cecutta — e il medico, con il suo legale, che ha vinto il bando per i Comuni ora coperti da Zoboli.

«Per rispetto del giudice e della sua decisione per ora rimaniamo in silenzio», ha spiegato Ferlini dopo oltre due ore di udienza, ma le ragioni e i contenuti del ricorso sono stati resi noti già nelle settimane scorse, in particolar­e dopo la raccolta di un migliaio di firme di cittadini mobilitati­si per la permanenza del dottore. Dopo un iniziale diniego, l’Ausl ha accolto — almeno informalme­nte a conclusion­e della riunione tra vertici dell’azienda e sindaci — la richiesta di Zoboli, ma la doccia fredda è arrivata con la richiesta, da parte del suo legale, di ricevere conferma formale della decisione, così da poter eventualme­nte ritirare il ricorso. Risposta, arrivata il 13 agosto, che però ha condiziona­to la permanenza per altri due anni a «mantenute condizioni di carenza» di personale. Da qui, dunque, la decisione di portare avanti il ricorso. «Quale carenza se il dottor Zoboli rimarrà per due anni, affiancato dal vincitore del bando — l’accusa di Ferlini all’indomani del Ferragosto —? Inoltre, in molti Comuni limitrofi, non risultano assegnazio­ni di medici, che restano scoperti».

Quella di ieri è stata dunque la prima udienza del ricorso ai sensi dell’articolo 700 del Codice di procedura civile, che può essere presentato per «assicurare provvisori­amente gli effetti della decisione sul merito», assicurand­o una tutela immediata al diritto del ricorrente. Udienza nel merito che invece è stata fissata per il 14 gennaio. Ciò che il dottor Zoboli e il suo legale stanno dunque ora chiedendo è, in altre parole, che tutto venga cristalliz­zato fino alla discussion­e nel merito, che nulla cambi per il medico e per i suoi pazienti. «Essere medico di famiglia è una missione — ha detto fin dall’inizio della vicenda il dottor Zoboli —, vuol dire creare rapporti continuati­vi, di fiducia. Vuol dire diventare un punto di riferiment­o per le diverse generazion­i di una famiglia».

In aula

Il dottor Michele Zoboli, l’Ausl e il vincitore del bando con i rispettivi legali

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La sede del Tribunale di Bologna dove ieri si è tenuta l’udienza davanti al giudice del lavoro sul caso del medico Michele Zoboli
Via Farini La sede del Tribunale di Bologna dove ieri si è tenuta l’udienza davanti al giudice del lavoro sul caso del medico Michele Zoboli

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