Comitato in assemblea sul futuro del Don Bosco Si apre il fronte Cavazzoni
«Noi il nostro passo l’abbiamo fatto. Ora sta a loro e, naturalmente, alle autorità competenti». Non ha usato mezzi termini ieri il sindaco Matteo Lepore, a due giorni dall’annuncio del dietrofront sul progetto delle nuove scuole, nei confronti del comitato Besta e di tutti gli attivisti che da mesi presidiano il parco Don Bosco per difenderlo dall’ormai ex cantiere delle nuove scuole Besta.
Insomma, Palazzo d’Accursio ora si aspetta che il parco diventato simbolo della lotta per la salvaguardia del verde torni alla sua normalità, dopo mesi in cui di fatto è diventato la «casa» degli attivisti. Ma non sarà probabilmente un passaggio che avverrà in tempi brevissimi, perché sono tanti gli attivisti, molti dei quali in questo momento fuori città per le vacanze, che vogliono fare un passaggio al Don Bosco per festeggiare quella che considerano una grandissima vittoria della cittadinanza attiva. Sarà l’assemblea prevista oggi alle 18 al Don Bosco a decretare definitivamente le prossime mosse su quell’area e a stabilire come (e se) dismettere un presidio che nei mesi ha visto crescere il proprio impatto in termini di case sugli alberi, accampamenti, tensostrutture.
Voci interne al comitato Besta ritengono che il passaggio della dismissione dell’«accampamento» sarà quasi inevitabile a questo punto. Magari non a brevissimo, ma pare che il clima tra gli attivisti, anche quelli venuti da fuori città, adesso sia, come lo definiscono alcuni del comitato Besta, sostanzialmente «sereno». È chiaro a tutti al Don Bosco che questo capitolo si è chiuso, che una battaglia è stata vinta e che non c’è più alcun motivo per restare a presidiare un parco che non verrà più toccato da alcun cantiere. Ma a ratificarlo, come da prassi in tutti questi mesi, dovrà essere l’assemblea riunita, ancora galvanizzata dalla notizia data da Lepore sabato mattina e da una due giorni conclusasi proprio domenica in cui al parco Don Bosco si sono riuniti comitati cittadini e da tutta Italia.
Certo è che il timore, anche dentro la maggioranza in consiglio, è che quanto successo per il Don Bosco possa replicarsi altrove, vista la mole di cantieri aperti in città. Anche perché il messaggio che è arrivato ieri da Potere al Popolo, che da un certo punto del caso Besta in poi ha aderito alla battaglia del Don Bosco, è abbastanza inequivocabile. «Si è creato un precedente per lottare in questa città. Siamo in una fase in cui Bologna sta venendo investita da un’alluvione di cemento che colpisce particolarmente proprio il quadrante nord, dalla Bolognina al Pilastro passando per San Donato, con il Passante e con il tram destinato a Fico/Grand Tour di Farinetti, con il distretto Tek e i progetti sulla Fiera. Quella che abbiamo davanti a noi è l’opportunità per riaprire la partita e immaginare una città e una regione diverse nell’interesse di chi ci vive e ci lavora».
Uno dei fronti che si potrebbe riaprire a breve è quello del nido Cavazzoni al Savena, un progetto che ha delle similitudini con l’ex progetto delle Besta, ma per cui il comitato, nato ormai due anni fa, ha sempre adottato metodi diversi, decisamente più soft. Ora c’è chi, nel comitato Cavazzoni, dove gli attivisti sono andati avanti nella loro battaglia per mettere in luce le incongruenze del progetto attraverso lettere formali a tutte le istituzioni possibili e immaginabili (Procura europea compresa) si aspettano che il comitato Besta, vinta la sua battaglia, arrivi a dar man forte alla loro. «Speriamo che dal comitato Besta, che abbiamo sempre sostenuto, venga dato un sostegno importante anche a noi adesso», dice qualcuno all’interno del comitato del Savena.
Certo lì, dove al centro dell’attenzione
Rischio contagio
Potere al Popolo alza il tiro: «Si è creato un precedente, troppo cemento nei quartieri»
c’è il giardino Acerbi, dove sorgerà il nuovo nido Cavazzoni, l’amministrazione ha già fatto passi avanti con il cantiere, tanto che le aziende che hanno in appalto i lavori sono intervenute nottetempo, a metà maggio, per tagliare alcuni dei tigli dell’area verde molto utilizzata dai residenti, soprattutto quelli anziani. Un intervento che aveva portato i residenti a fare denuncia per le modalità molto probabilmente adottate per scongiurare che accadesse anche lì quello che in quel momento stava accadendo al Don Bosco. Insomma, lì di alberi su cui arrampicarsi adesso non ce ne sono più e le ruspe hanno già fatto tabula rasa nell’area di cantiere, ma la speranza che il progetto si possa fermare il comitato Cavazzoni non l’ha ancora persa.