Carceri, il Garante: «In troppi in spazi angusti»
Insorgono i penalisti dopo il suicidio alla Dozza. Antigone: in cella con scarafaggi e cimici
Dopo il suicidio di un detenuto nel carcere della Dozza, domenica scorsa, il garante dei detenuti Antonio Ianniello e i penalisti bolognesi richiamano l’attenzione sulle condizioni dell’istituto penitenziario: «Il sovraffollamento si mischia in modo perverso con l’inadeguatezza strutturale degli spazi» scrive in una nota il Garante dei detenuti del Comune di Bologna. «Nell’assenza di alcun vero argine, l’esperienza detentiva può venire ad assumere i caratteri del mero contenimento e della mera neutralizzazione delle persone. Viene così a mancare la possibilità concreta della più adeguata, piena ed effettiva presa in carico delle singole esperienze detentive». La permanenza in carcere, spiega Ianniello, «priva di adeguati contenuti che possano essere di supporto, recupero e reinserimento, annichilisce le persone e può condurre le più fragili in prossimità del loro definitivo punto di rottura, potendosi consumare, giorno dopo giorno, l’annientamento di ogni personale prospettiva di esistenza». Perciò, è il richiamo del Garante, «risulta urgente mettere in campo ogni sforzo possibile per elaborare strategie che possano rendere più incisiva l’attuazione del piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie in carcere, coinvolgendo tutti i soggetti che fanno parte della comunità penitenziaria. Come anche è urgente una più puntuale condivisione del complesso degli interventi fra area penitenziaria e area sanitaria».
Il 48enne che si è tolto la vita domenica, il 58esimo dall’inizio dell’anno in un penitenziario italiano e il secondo in quello bolognese, era in attesa di giudizio e di perizia psichiatrica. Per il direttivo della Camera penale Franco Bricola di Bologna «la solidarietà non basta più, è necessario che ognuno faccia la sua parte e si assuma le sue responsabilità». Gli avvocati ricordano che erano in attesa di giudizio «circa un terzo di coloro che hanno posto fine alle loro pene in carcere dall’inizio dell’anno». Ecco perché «è necessario che lo strumento carcerario sia usato con più parsimonia, scardinare l’ideologia carcerocentrica della pena, intervenire subito per alleviare le pene suppletive che ledono la dignità dei detenuti, tra cui il sovraffollamento, il degrado dei luoghi, la carenza dell’offerta trattamentale».
Proprio ieri mattina è stato presentato il rapporto di Antigone sulle carceri italiane, nel quale l’associazione denuncia la presenza di scarafaggi e cimici da letto riscontrata alla Dozza.