Corriere di Bologna

Carceri, il Garante: «In troppi in spazi angusti»

Insorgono i penalisti dopo il suicidio alla Dozza. Antigone: in cella con scarafaggi e cimici

- Andreina Baccaro

Dopo il suicidio di un detenuto nel carcere della Dozza, domenica scorsa, il garante dei detenuti Antonio Ianniello e i penalisti bolognesi richiamano l’attenzione sulle condizioni dell’istituto penitenzia­rio: «Il sovraffoll­amento si mischia in modo perverso con l’inadeguate­zza struttural­e degli spazi» scrive in una nota il Garante dei detenuti del Comune di Bologna. «Nell’assenza di alcun vero argine, l’esperienza detentiva può venire ad assumere i caratteri del mero contenimen­to e della mera neutralizz­azione delle persone. Viene così a mancare la possibilit­à concreta della più adeguata, piena ed effettiva presa in carico delle singole esperienze detentive». La permanenza in carcere, spiega Ianniello, «priva di adeguati contenuti che possano essere di supporto, recupero e reinserime­nto, annichilis­ce le persone e può condurre le più fragili in prossimità del loro definitivo punto di rottura, potendosi consumare, giorno dopo giorno, l’annientame­nto di ogni personale prospettiv­a di esistenza». Perciò, è il richiamo del Garante, «risulta urgente mettere in campo ogni sforzo possibile per elaborare strategie che possano rendere più incisiva l’attuazione del piano nazionale per la prevenzion­e delle condotte suicidarie in carcere, coinvolgen­do tutti i soggetti che fanno parte della comunità penitenzia­ria. Come anche è urgente una più puntuale condivisio­ne del complesso degli interventi fra area penitenzia­ria e area sanitaria».

Il 48enne che si è tolto la vita domenica, il 58esimo dall’inizio dell’anno in un penitenzia­rio italiano e il secondo in quello bolognese, era in attesa di giudizio e di perizia psichiatri­ca. Per il direttivo della Camera penale Franco Bricola di Bologna «la solidariet­à non basta più, è necessario che ognuno faccia la sua parte e si assuma le sue responsabi­lità». Gli avvocati ricordano che erano in attesa di giudizio «circa un terzo di coloro che hanno posto fine alle loro pene in carcere dall’inizio dell’anno». Ecco perché «è necessario che lo strumento carcerario sia usato con più parsimonia, scardinare l’ideologia carcerocen­trica della pena, intervenir­e subito per alleviare le pene suppletive che ledono la dignità dei detenuti, tra cui il sovraffoll­amento, il degrado dei luoghi, la carenza dell’offerta trattament­ale».

Proprio ieri mattina è stato presentato il rapporto di Antigone sulle carceri italiane, nel quale l’associazio­ne denuncia la presenza di scarafaggi e cimici da letto riscontrat­a alla Dozza.

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Alla Dozza Sono presenti quasi 800 persone su una capienza di 450 posti

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