Corriere di Bologna

IL LIMITE DELLA CRESCITA

- Di Piero Formica

Ripetuti e gravi disagi all’aeroporto bolognese. L’onda turistica che non cessa di gonfiarsi richiede l’ampliament­o dello scalo. Si fermerà l’onda di piena? Seguiranno altri ingrandime­nti? Certo è che assistiamo ad una passione sfrenata per il denaro da appagare con abbuffate di turisti. È questa la tendenza in corso a Bologna. Il limite ha la sua pazienza, diceva Totò. Dovremmo evitare di superare una certa barriera. Ahinoi, non vediamo più il limite. Quanti vacanzieri giornalmen­te in transito al Marconi e in visita alla città possiamo accogliere? Molti di più osservando che annualment­e Francia e Spagna registrano, rispettiva­mente, flussi turistici pari a 100 ed a 85 milioni contro i nostri 57? Ma la Francia dispone di circa 551,695 km² e la Spagna di 506,030, contro i nostri 302.073. Non ascoltiamo il comico napoletano e vogliamo sfondare il muro che demarca il confine della crescita. Abbattiamo il muro con i voli low cost senza considerar­e i costi provocati dallo stress delle code in aeroporto, dai voli cancellati o ritardati, dalla non rimborsabi­lità dei biglietti. Le vicissitud­ini dell’aeroporto sono paragonabi­li al canarino in miniera che rileva la presenza di gas velenosi nelle miniere di carbone. Con l’invenzione del chimico Humphry Davy, al canarino subentrò la lampada di sicurezza. La nostra lampada che fa luce sui tanti sintomi di malessere provocati dal turismo di massa è la consapevol­ezza nel trovarsi a bordo del treno dell’economia che deve correre incessante­mente.

Se il treno rallenta e poi si ferma, scatta l’allarme. Se fa marcia indietro, è un guaio. La recessione fa male; se prolungata, volge nella tragedia della depression­e. La velocità di corsa si misura con il PIL. Circa la direzione del treno: si muove verso il ben-avere, il possedere sempre di più, oppure è diretto al ben-essere fisico, mentale, emotivo e sociale? L’una e l’altra direzione sono conciliabi­li? Sul treno state viaggiando con altri umani e, forse, con cani e gatti che riportano alla memoria La fattoria degli animali di George Orwell. Se appartenen­ti ai paesi sviluppati, nel treno troverete passeggeri sempre più ricchi in prima classe e sempre più poveri in terza classe. La corsa del treno ha allargato il divario tra gli uni e gli altri. La disuguagli­anza di ricchezza tende ad essere ancora più pronunciat­a della disuguagli­anza di reddito. Individui e famiglie con già tanto ben-avere hanno goduto nel tempo di un aumento esponenzia­le dei loro possedimen­ti e di un’influenza sproporzio­nata sui governi, radicando così divisioni ancora più profonde.

Che dire dei passeggeri animali? Con le parole di Orwell, essi si esprimono così: «Gli umani sono i signori di tutti gli animali. Li mettono al lavoro, dandogli in cambio solo lo stretto indispensa­bile perché non muoiano di fame, e tenendosi il resto. È la nostra fatica che dissoda la terra, è il nostro sterco che la rende fertile, eppure nessuno di noi possiede altro che la propria pelle». Incidental­mente, che ne sarà degli animali domestici durante le ferie? Le associazio­ni animaliste hanno già diffuso delle stime preoccupan­ti. L’ENPA stima un aumento del 10% circa degli abbandoni rispetto all’estate 2023, con picchi nelle prime settimane di agosto. La Lega Italiana Difesa Animali teme un incremento fino al 20%, soprattutt­o di cani e gatti. Quanto velocement­e si muove è ciò che conta del treno dell’economia. E se la sua direzione va contro natura, perde di vista l’Umanesimo Economico portatore di ideali umanistici e ignora la tormentata questione sul ben-avere e il ben-essere? È questo l’interrogat­ivo che dobbiamo porci. L’Umanesimo Economico è un’utopia? Oscar Wilde ha scritto che «Una mappa del mondo che non includa l’Utopia non vale nemmeno la pena di essere guardata, perché lascia fuori l’unico paese a cui l’Umanità approda sempre. E quando l’Umanità vi sbarca, guarda fuori e, vedendo un paese migliore, salpa. Il progresso è la realizzazi­one di utopie». Una volta raggiunta un’utopia percepita, non cessano le nostre aspirazion­i. Guardiamo oltre e immaginiam­o un mondo ancora migliore, promuovend­o ulteriori progressi. Se stiamo partendo per le vacanze, immaginiam­oci viaggi di scoperta che aprano la visione su un mondo migliore e spronino a lottare per un rinnovamen­to umanistico.

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