IIA, ancora 20 giorni per decidere la sorte Urso: spero in una soluzione condivisa
Accolta la richiesta di Regione e sindacati
Altri venti giorni per decidere il futuro di Industria Italiana Autobus. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha accolto la richiesta di Fim-Cisl, FiomCgil, Uilm, Fismic e Uglm di verificare ulteriori ipotesi di cessione e rilancio dell’impresa, adoperando in sinergia con la Regione. «La Regione Emilia-Romagna, patria della Motor Valley — assicura il presidente Stefano Bonaccini —, farà la propria parte per trovare nuove strade che garantiscano un futuro positivo, tutelando i siti produttivi e i posti di lavoro. Non è accettabile che il governo si ritiri e appaia più interessato a ripianare i debiti che a dare valore e rilanciare un’azienda strategica».
«C’è stato un confronto trasparente — sottolinea Urso — e ho ritenuto di prendere altri venti giorni di tempo prima di assumere una decisione in merito all’indirizzo da dare a Invitalia sull’unica proposta che nel frattempo è stata realizzata, quella del gruppo Seri». «Si può approfondire — ha aggiunto — se esistono altre proposte integrative o alternative. Poi ci assumeremo la nostra responsabilità per salvare, rilanciare questo importante asset strategico del nostro Paese ed evitarne la liquidazione. Le clausole che abbiamo messo per questa operazione, con il gruppo Seri o con un altro gruppo industriale, resterebbero». E ovvero: «Che Invitalia rimanga con una quota di minoranza, una sorta di golden share che le permetterebbe di assumere la maggioranza nel caso in cui il privato non raggiungesse il rilancio dell’impresa e che ci sia la possibilità eventualmente di assegnare la parte dell’area industriale non utilizzata da IIA ad altri investitori per svolgere attività di mobilità elettrica».
Tirano un sospiro di sollievo i sindacati, che anche ieri hanno scioperato sotto le finestre del ministero. «Abbiamo manifestato — spiegano le segreterie nazionali — la nostra opposizione a piani di sostanziale disimpegno da parte del governo, che paradossalmente sancirebbero uno sperpero delle ingentissime risorse pubbliche fino ad oggi profuse. Leonardo e Invitalia non possono scaricare su altri le proprie responsabilità». All’incontro, oltre alla sottosegretaria Fausta Bergamotto, erano presenti i referenti delle regioni Campania ed Emilia-Romagna, di Invitalia, Leonardo e di Seri Industrial. «L’unica garanzia della cessione a Seri — ricordano le sigle — sarebbe la conservazione di una partecipazione simbolica da parte di Invitalia. Il piano Seri concentrerebbe il sito di Bologna su ricerca e sviluppo e di Flumeri sulla produzione; un investimento da 50 milioni con una focalizzazione sull’elettrico. Non sono chiare le implicazioni occupazionali e a preoccupare sono la mancanza di esperienza di Seri nel comparto degli autobus e alcune pregresse esperienze con esito infausto. In IIA sono stati versati oltre 200 milioni, ma a mancare sono idee e governance. L’unico modo per non sancire lo sperpero delle risorse pubbliche e rispettare le lotte dei lavoratori è rilanciare davvero l’impresa».
«È ancora possibile trovare soluzioni alternative — rafforza il segretario generale Fiom, Michele De Palma —. Questi venti giorni servano a trovare la soluzione migliore».
Il ministro Urso
«C’è la clausola che Invitalia resti con una quota di minoranza, sorta di golden share»