Indagato Murgo, legale del boss della mafia turca Ma per il gip non c’è reato
La Procura di Milano ha indagato anche il noto legale bolognese Matteo Murgo e il collega milanese Antonio Buondonno nell’inchiesta della Dda contro la mafia turca, per la quale sono finite in carcere 19 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere aggravata anche dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche ed a commettere attentati, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ai due legali, che avevano difeso il presunto boss della mafia turca Baris Boyun nei procedimenti per l’estradizione richiesta dal governo turco, la pm Bruna Albertini contesta il reato di ricettazione: «al fine di procurarsi un profitto, ricevevano in varie tranches denaro di provenienza illecita essendone consapevoli con l’aggravante di avere commesso i fatti nell’esercizio delinterdizione la professione legale» si legge nelle carte. I soldi sarebbero stati consegnati in 4 tranches da 10mila euro in contanti nel 2024, quale corrispettivo per l’attività legale.
La Procura aveva chiesto la dalla professione forense, ma il gip Roberto Crepaldi ha respinto non ravvisando neanche la gravità indiziaria della ricettazione nei confronti dei due avvocati. Perché «l’eventuale consapevolezza della qualità criminale del debitore - già insufficiente secondo la Suprema Corte in relazione ad un normale rapporto obbligatorio va considerata irrilevante. Se così non fosse, il difensore non potrebbe mai esigere il pagamento degli onorari dall’assistito». Murgo, 55 anni, è un penalista di grido, molto conosciuto in città, si è occupato di casi di traffico di droga e criminalità organizzata.