Buy e le paure di «Volare» «Sono stata incosciente»
L’attrice debutta da regista. Lunedì porta il film al Modernissimo
AnnaBì è un’attrice. Nella prima scena di Volare, il film che segna il debutto da regista di Margherita Buy, è seduta nella pancia di un aereo col rivolo (invisibile) di sudore che le scende sul collo. Dovrebbe volare in Corea per dare una svolta alla sua carriera, ma non ce la fa. Si alza e corre via. Buy, che nel film veste anche i panni della protagonista, lo presenterà domani in anteprima alle 20 al Cinema Modernissimo (www.cinetecadibologna.it), in attesa che esca in tutte le sale il 22.
Buy, per mettere in scena una paura, quella di volare, si è sottoposta a una paura più grande, quella di girare.
«Devo dire che la regia non mi ha fatto cosi tanta paura. C’è stata un po’ di incoscienza, o forse il desiderio di raccontare una storia a modo mio. Il cinema fa parte del mio mondo: ho corso un rischio che forse sapevo gestire».
Ha lavorato con tantissimi registi e si sarà nutrita di tante visioni. Di cosa è fatta la sua ispirazione?
«Si parla sempre molto poco dell’ispirazione e quindi non so come funziona per gli altri... Immancabilmente quando si fa un film si porta quello che ci è piaciuto, il modo in cui siamo cresciuti, quello ce abbiamo visto. Nei dialoghi, nelle scene, entra la nostra interiorità. Sicuramente sono partita da me: me ne sono resa conto piano piano. E quando metti in scena qualcosa che conosci, che sei tu, non ci sono errori: casomai può capitare che questa cosa non piaccia. Ma quello è un rischio che affrontiamo tutti».
Da mamma di figlia adolescente mi domando come abbia fatto a lavorare con sua figlia Caterina De Angelis (sua figlia anche nel film) e a sopravvivere...
«L’asolescenza non finisce, le do questa notizia (ride, ndr). Però si raggiunge una pace, almeno apparente. C’è un certo margine di dialogo. Certo io ero in un ruolo che poteva essere per lei molto fastidioso: me ne sono resa conto e non sono stata sadica a tal punto da gioirne... Con tutta la pazienza e la delicatezza che ci volevano, ci siamo incontrate in un territorio neutrale».
Nel suo film c’è un critico cinematografico che lei si diverte a strapazzare.
«Ci siamo ispirati, con gli sceneggiatori Leondeff e Leotti all’Anton Ego di “Ratatouille”. AnnaBì ha un aspetto nella sua carriera che è un po’ frustrante e anche il critico prova lo stesso sentimento per alcune cose che ha fatto. E questo, in qualche modo, li avvicina. Ognuno di noi ha qualche frustrazione nella vita: mi piaceva che questa specie di odio tra i due derivasse dal fatto che lui è una persona che non si sente abbastanza apprezzata e anche lei, in fondo, sogna di essere impavida come Elena Sofia Ricci».
È competitiva?
«Un po’ si. Mi piace fare le cose bene e se c’è qualcuno che ambisce al mio stesso ruolo, mi metto in gara. Ma ho smesso col tennis perché avrei dovute essere molto più competitiva: in me vinceva piu il terrore che la forza di vincere».