Corriere di Bologna

Nani e «La lettera» con le variazioni tratte da Queneau

- Di Paola Gabrielli

«Fare uno spettacolo qui non è una cosa indifferen­te, perché è come giocare in casa. In genere gioco in casa in tutta Italia, ma qui ancora di più». No, per Paolo Nani, ferrarese di origini, residente dal 1990 in quel di Vordingbor­g, Danimarca, tornare qui non è indifferen­te. Martedì 20 sarà al Teatro Duse con uno spettacolo che lo ha reso famoso nel mondo, La lettera, ideato insieme a Nullo Facchini (ore 21, info 051-231836). La pièce ha debuttato nel 1992 e da allora ha girato in ogni dove, dalla Spagna alla Groenlandi­a, dal Brasile al Giappone. Le repliche? Oltre duemila, tanto per renderci conto della portata del fenomeno. Sul palco è solo, seduto davanti a un tavolo su cui poggia una bottiglia di vino, ne beve un sorso, lo sputa. Lì vicino c’è una foto della nonna, lui la contempla e scrive una lettera dando vita a 15 microstori­e con la medesima trama, ma interpreta­te ogni volta da un personaggi­o diverso e con svariati linguaggi settoriali. C’è il tono sorpreso, il volgare, lo stile western e l’horror, quello che sembra tratto da un film muto e il circense, il freudiano, quello senza mani e altre variazioni di stile. Il riferiment­o è immediato e infatti l’ispirazion­e è al libro cult Esercizi di stile che Raymond Queneau scrisse nel 1947. Ma ovviamente qui Nani aggiunge altro. «Leggendo il libro nella traduzione di Umberto Eco mi è subito venuta la voglia di fare altre variazioni. Ho sempre voglia di fare nuovi cambiament­i». Quindi, anche se le variazioni di Queneau erano 99, di libertà Nani se ne è presa non poca. Quando gli si chiede quale siano i segreti di tanto successo, ci riflette su. «Non è tanto facile spiegarlo. È uno spettacolo semplice, ma non sempre gli spettacoli semplici hanno successo. Diciamo che in questa semplicità si percepisce un tour de force. In sala si ride molto, ma il pubblico è catturato anche dal fatto che la pièce sembra una macchina ed è preparata al millimetro. Io e Nullo ci siamo detti: questo spettacolo sta in valigia, è tutto lavoro d’attore. Dai 7 anni in su tutti capiscono e non c’è niente di mentale. È semplice, ma non banale». E dire che Nani era un attore drammatico. Nasce artisticam­ente a Ferrara quando, giovanissi­mo, nel 1978 entra nella compagnia argentina Teatro Nucleo e con questa girerà l’Europa fino al 1990. «Per tanto tempo – racconta – dicevo tra me e me: mi piacerebbe fare il comico, ma sono un po’ musone. Pensavo a Benigni e riflettevo: non sono certo come lui. Poi ho osservato alcuni grandi attori capaci di impersonar­e più registri. Totò, Jim Carrey, Buster Keaton, Charlie Chaplin. La verità è che molti grandi sono anche drammatici. Altrimenti sono comici superficia­li. È come la vita: si ride, si piange. Come la luce e il buio. Lo Yin e lo Yang». E Ferrara? «Ho mio fratello qui. Ho legami con Firenze perché lì vive la mia compagna e adesso anche mia figlia che sta facendo teatro. Oltre a ciò, non ho molti motivi per tornare. A parte i cappellacc­i di zucca, ovvio». Ma la lettera la spedirà? Non è spoiler se diciamo che a un certo punto sorge il dubbio che nella penna non ci sia l’inchiostro.

 ?? ?? In scena L’attore ferrarese Paolo Nani. Il suo spettacolo «La lettera» gira dal 1992 i teatri di tutto il mondo
In scena L’attore ferrarese Paolo Nani. Il suo spettacolo «La lettera» gira dal 1992 i teatri di tutto il mondo

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