Corriere di Bologna

Lo strano asse della protesta

- Marco Marozzi

«Q uanto accaduto è frutto di una scelta operata da Lepore e dai suoi, incomprens­ibile ai cittadini, dannosa e violenta per le alberature. Fratelli d’italia sarà sempre dalla parte della legalità e delle forze dell’ordine messe duramente alla prova dalle Besta e dalla Città 30».Oplà, la comitatide bipartisan dei meloniani difende alberi e chilometri. È il movimentis­mo in ragù bolognese. Cavalcare tutto e possibilme­nte anche il contrario di tutto. La sinistra lo ha fatto a lungo, forse continua: dalla guerra all’ambiente. La destra l’ha scoperto (dopo decenni) con la sinistra e il centrosini­stra al governo. FdI ci ha fondato il suo progetto: «Se si vuole davvero incidere nella quotidiani­tà e nella risoluzion­e dei problemi della gente, è anche una questione di spazi e di agibilità politica per coloro che, nella mancanza di riferiment­i ideali, si sono arroccati nelle loro realtà e non si identifica­no più se non nella propria sigla». È il dipartimen­to di FdI per «i rapporti con il mondo associativ­o e con tutte quelle realtà che ci sono e che possono avvicinars­i a FdI». Così Tommaso Foti, già capogruppo del partito alla Camera, può tuonare: «Il movimentis­mo porta gli esponenti del Pd più al 1968 che al 2023». Giorgia Meloni può cambiare le linea di campagna elettorale su Ue, guerra, economia. A Bologna FdI, a partire da Gian Galeazzo Bignami, viceminist­ro a Roma, capo dell’opposizion­e qui, si è schierata contro l’abbattimen­to di alberi, insieme a un vastissimo Comitato Scuole Besta di cittadini, Italia Nostra, WWF, Legambient­e, Verdi, centri sociali antagonist­i, e Wu Ming.

Contaminaz­ione? Salti della quaglia? Importante esserci, per tutti. Come con i 30 km, come successe anni fa prima contro il Passante Nord e poi contro il Passante di mezzo. La sinistra ha cambiato idea continuand­o a governare. «Fratelli d’Italia cresce anche fra i movimenti, oltre la destra» è lo slogan. In gioco c’è, più che la conquista di Bologna, l’egemonia da affermare nel centrodest­ra, fra le rabbie di Salvini e la moderazion­e nostalgica dei berlusconi­ani. Il racconto riguarda anche la sinistra: è il confronto con un elettorato sempre più in mutazione. Si assottigli­ano gli zoccoli duri del voto ideologico , i consensi di appartenen­za culturale si indebolisc­ono, si insegue il voto di scambio, quello che promette di esaudire richieste senza andare troppo per il sottile. La pesca è aperta per tutti, la speranza è che qualcosa resti appeso nell’urna.

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