Lo strano asse della protesta
«Q uanto accaduto è frutto di una scelta operata da Lepore e dai suoi, incomprensibile ai cittadini, dannosa e violenta per le alberature. Fratelli d’italia sarà sempre dalla parte della legalità e delle forze dell’ordine messe duramente alla prova dalle Besta e dalla Città 30».Oplà, la comitatide bipartisan dei meloniani difende alberi e chilometri. È il movimentismo in ragù bolognese. Cavalcare tutto e possibilmente anche il contrario di tutto. La sinistra lo ha fatto a lungo, forse continua: dalla guerra all’ambiente. La destra l’ha scoperto (dopo decenni) con la sinistra e il centrosinistra al governo. FdI ci ha fondato il suo progetto: «Se si vuole davvero incidere nella quotidianità e nella risoluzione dei problemi della gente, è anche una questione di spazi e di agibilità politica per coloro che, nella mancanza di riferimenti ideali, si sono arroccati nelle loro realtà e non si identificano più se non nella propria sigla». È il dipartimento di FdI per «i rapporti con il mondo associativo e con tutte quelle realtà che ci sono e che possono avvicinarsi a FdI». Così Tommaso Foti, già capogruppo del partito alla Camera, può tuonare: «Il movimentismo porta gli esponenti del Pd più al 1968 che al 2023». Giorgia Meloni può cambiare le linea di campagna elettorale su Ue, guerra, economia. A Bologna FdI, a partire da Gian Galeazzo Bignami, viceministro a Roma, capo dell’opposizione qui, si è schierata contro l’abbattimento di alberi, insieme a un vastissimo Comitato Scuole Besta di cittadini, Italia Nostra, WWF, Legambiente, Verdi, centri sociali antagonisti, e Wu Ming.
Contaminazione? Salti della quaglia? Importante esserci, per tutti. Come con i 30 km, come successe anni fa prima contro il Passante Nord e poi contro il Passante di mezzo. La sinistra ha cambiato idea continuando a governare. «Fratelli d’Italia cresce anche fra i movimenti, oltre la destra» è lo slogan. In gioco c’è, più che la conquista di Bologna, l’egemonia da affermare nel centrodestra, fra le rabbie di Salvini e la moderazione nostalgica dei berlusconiani. Il racconto riguarda anche la sinistra: è il confronto con un elettorato sempre più in mutazione. Si assottigliano gli zoccoli duri del voto ideologico , i consensi di appartenenza culturale si indeboliscono, si insegue il voto di scambio, quello che promette di esaudire richieste senza andare troppo per il sottile. La pesca è aperta per tutti, la speranza è che qualcosa resti appeso nell’urna.