La mozione per destituire Macron arriverà in aula
«Una deriva autoritaria senza precedenti nel mondo dei regimi parlamentari e nel sistema della democrazia rappresentativa», si legge nella petizione online che ha raggiunto per ora circa 320 mila firme e che si intitola «Macron, destitution!». Quel che più è importante, è che la petizione che chiede la destituzione del presidente della Repubblica è accompagnata da una mozione presentata dal Nouveau Front Populaire all’assemblea nazionale, e che quindi verrà discussa nelle prossime settimane. Jean-luc Mélenchon, il leader della France Insoumise, chiede che il Parlamento francese rimuova Macron dalle sue funzioni perché a suo dire è «responsabile di un colpo di mano democratico», perché non ha dato l’incarico di premier alla candidata di sinistra Lucie Castets preferendole il gollista Michel Barnier.
La procedura di
destituzione di Macron non ha praticamente alcuna chance di arrivare in fondo, perché richiede una maggioranza di due terzi all’assemblea nazionale e al Senato e un ulteriore voto delle camere riunite, ma serve a Mélenchon per infliggere un colpo simbolico e politico a Macron, per proporsi come suo eventuale successore, per rilanciare le manifestazioni di piazza con un grande corteo indetto per il 21 settembre, e anche per esercitare nel modo più visibile possibile la sua egemonia nel Nouveau Front Populaire, la coalizione di sinistra composta da insoumis, socialisti, ecologisti e comunisti. Il segretario socialista Olivier Faure non ha avuto il coraggio di opporsi alla presentazione della mozione all’assemblea nazionale, e grazie ai voti socialisti la procedura è stata avviata. Faure si è detto favorevole al dibattito in Parlamento, dichiarando però che al momento del voto nel merito i deputati socialisti voteranno contro la destituzione del presidente. Un’ambiguità che cerca, con dubbi risultati, di salvare la cultura di governo del Partito socialista.