«C’è chi si nasconde dietro la burocrazia» gli applausi di politici e manager pubblici
Tanti i ministri. Schlein accanto a Calenda
«L’orgoglio di rappresentarvi tutti». Nella relazione inaugurale del suo mandato alla guida di Confindustria Emanuele Orsini prova, fin dalle battute iniziali, a sintonizzarsi con la platea di imprenditori e politici, presenti all’auditorium Parco della Musica. Nella primissima fila siede buona parte del governo, oltre alla premier Giorgia Meloni, ci sono i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, che per l’occasione sfoggia dei calzini a pois, e i ministri Adolfo Urso (Made in Italy), Giuseppe Valditara (Istruzione), Matteo Piantedosi (Interno), Guido Crosetto (Difesa), Anna Maria Bernini (Università), Marina Calderone (Lavoro) e Luca Ciriani (Rapporto con il Parlamento). I vertici dello Stato sono rappresentati dal presidente del Senato, Ignazio La Russa e quello della Camera, Lorenzo Fontana, mentre a rimanere vuota è la poltrona riservata al vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè.
Per il debutto di Orsini non c’è il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ma il settore bancario è rappresentato dal presidente dell’abi, Antonio Patuelli, oltre che dai vertici dei principali istituti finanziari: tra gli altri, Carlo Messina (ad di Intesa Sanpaolo), Andrea Orcel (ad di Unicredit), Giovanni Gorno Tempini (presidente di Cdp), Nicola Maione (presidente di Mps), Flavio Valeri (Lazard).
La relazione del numero uno di Confindustria cade a cento anni dalla presentazione, nel settembre del 1924, del memorandum del direttivo degli industriali che chiedeva, all’indomani del delitto Matteotti, il ripristino dell’ordine e della legalità costituzionale.
A distanza di un secolo nelle richieste di Orsini all’esecutivo Meloni figurano il taglio del cuneo fiscale, l’aliquota premiale sull’ires per gli utili reinvestiti, l’abolizione dell’irap. La preoccupazione di turno in questa stagione è, tutt’al più, il Green deal europeo, il pacchetto di regole colpevole, secondo Orsini, di mettere a rischio, in prima battuta, il settore automotive e, a seguire, l’intera industria italiana. In sala sono in tanti a ritrovarsi nelle parole di Orsini, con un picco di gradimento quando il presidente di Confindustria se la prende con «l’italia che si nasconde dietro la burocrazia e che evita le responsabilità». Ad applaudire con convinzione è anche la premier Meloni insieme a buona parte dei duemila partecipanti.
In platea oltre al mondo delle imprese private, partecipe con Fedele Confalonieri (presidente Mediaset), Massimo Moratti, Mario Moretti Polegato (patron Geox), Ugo Brachetti Peretti (gruppo Api Ip), Francesco Gaetano Caltagirone, è rappresentata la galassia delle società pubbliche con Roberto Cingolani (ad di Leonardo, con inseparabile zainetto), Pierroberto Folgiero (ad di Fincantieri), Giuseppe Zafarana (presidente di Eni), Silvia Rovere (presidente di Poste). Ad ascoltare Orsini c’è anche la leader del Pd, Elly Schlein (in jeans e camicetta) con seduto accanto il segretario di Azione, Carlo Calenda. Per i rappresentanti dei lavoratori ci sono il leader della Cgil, Maurizio Landini, e quello della Cisl, Luigi Sbarra, assente Pierpaolo Bombardieri della Uil.