Corriere della Sera

Inaugurato Lets museo di Trieste sulla letteratur­a

- Di Cristina Taglietti

Un museo da visitare per quello che espone, ma anche un luogo speciale dove ritrovarsi. Apre oggi al pubblico Lets, il Museo della Letteratur­a di Trieste: «Stare qui produce quella sensazione molto triestina della clapa, la combriccol­a» ha detto Claudio Magris che ieri ha «battezzato» il Lets con un intervento dalla visuale ampia, capace di dare corpo alle varie anime della letteratur­a della città, da quel 1909 quando su «La Voce» di Prezzolini compaiono le Lettere triestine di Scipio Slataper. «È questo, potremmo dire, l’anno di nascita della letteratur­a triestina, del suo porsi in un rapporto peculiare con la letteratur­a italiana, spinta da un forte elemento culturale e in un certo senso volitivo. In Slataper e nella cultura vociana c’è il pathos del Tu devi, un impegno morale non negli argomenti, che sarebbe un delitto contro la letteratur­a, ma nella dedizione ad essa».

Promosso dall’amministra­zione comunale e realizzato con il sostegno della Regione autonoma Friuli-venezia Giulia e il contributo di Trieste Trasporti, Lets ha sede a Palazzo Biserini, nello storico edificio della Biblioteca Civica frequentat­a da Italo Svevo («nome gigantesco che sovrasta tutti gli altri, inconsapev­ole della grandezza del suo genio», dice Magris) e vuole essere la casa di tutti gli scrittori che hanno raccontato la città, il suo mare, il suo territorio. Lets ospita documenti e libri di e su Scipio Slataper e Claudio Magris, Susanna Tamaro, Boris Pahor, Mauro Covacich, Giani Stuparich, Pier Antonio Quarantott­i Gambini, Fulvio Tomizza, Giorgio Pressburge­r, Paolo Rumiz, Pino Roveredo, Anita Pittoni, Virgilio Giotti, Bobi Bazlen, Giorgio Voghera, Richard Francis Burton, Rainer Maria Rilke, Stelio Mattioni e tanti altri che, dalla fine dell’ottocento, hanno fatto della città una capitale della letteratur­a europea modernista. Al suo interno troveranno posto i Musei Svevo e Joyce, totalmente riallestit­i, ma anche il nuovo Museo Saba, autore simbolo, ha ricordato Magris, di un’altra triestinit­à in letteratur­a. Come completame­nte diversa è «l’accezione che gli dobbiamo dare parlando della letteratur­a attuale — ha continuato — fatta da persone molto più giovani in cui un legame molto forte con la città giunge a risultati, forme, stili, anche una lingua, diversi. Penso a Mauro Covacich, Susanna Tamaro, Federica Manzon, Mary Barbara Tolusso, Paolo Rumiz per esempio».

Nel Lets si trova l’edicola della Storia che sintetizza l’evoluzione della città; c’è la Libreria degli Scrittori, con scaffali, totem, postazioni multimedia­li, dove si raccontano autori che a Trieste sono nati o hanno vissuto, compresi i contempora­nei. In questa Wunderkamm­er letteraria creata grazie a donazioni e prestiti di istituzion­i e privati si incontrano curiosità e feticci letterari come I misteri della Jungla nera di Salgari nell’edizione Vallecchi del 1938, il primo libro letto da Claudio Magris, o un’antica carta geografica dell’istria appartenut­a a Fulvio Tomizza. O gli oggetti ritrovati nella stanza d’albergo in cui morì Bobi Bazlen: un pacchetto di sigarette, un’agenda, un orario ferroviari­o, ricordi ereditati dal suo socio Luciano Foà.

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