Corriere della Sera

Genova, delitto del trapano l’indagato resta in libertà Il gip: «In 30 anni si cambia»

Riconosciu­ti indizi di colpevolez­za: il Dna è il suo, ma non c’è rischio di reiterazio­ne

- Di Alessandro Fulloni

Il cadavere sul letto, nel collo «ancora conficcato un trapano elettrico Black & Decker con il filo staccato». Poi il televisore, era «funzionant­e con una videocasse­tta porno giunta al termine». Fu ciò che videro, il mattino di quel 6 settembre 1995, gli investigat­ori appena entrati nel basso a Genova in cui fu trovato il cadavere di Maria Luigia Borrelli, una prostituta di 42 anni che tutti conoscevan­o come «Antonella». Qualche ora prima, quando fu usato per infierire sulla donna «per 15 volte», il trapano era acceso. La punta «roteava».

Lunedì il cold case, rimasto irrisolto, è arrivato a una svolta: per il delitto è indagato un carrozzier­e di 65 anni, Fortunato Verduci. La Procura ha chiesto l’arresto ma il gip Alberto Lippini, in un dettagliat­issimo provvedime­nto in cui riconosce «l’aggravante della crudeltà», non lo ha concesso.

Nella motivazion­e, «il primo dato evidente che salta agli occhi è dato dalla circostanz­a che sono trascorsi quasi trent’anni» dal delitto. All’epoca, il carrozzier­e, che vive a Marassi, «aveva 36 anni, mentre ora ne ha 65». Per il giudice, «chiunque a oltre 30 anni dai fatti è, in astratto, una persona diversa». Gli elementi pregnanti per l’arresto, quelli che prospettan­o il rischio della reiterazio­ne del reato, «non sembrano sussistere»: Verduci — assistito dagli avvocati Nicola Scodnik e Giovanni Ricco — è «incensurat­o, non risultano carichi pendenti». Dopo quel femminicid­io «mai si è dato alla fuga né si è reso irreperibi­le».

Se ne riparlerà il 23 settembre, all’udienza del Riesame al quale la Procura si è appellata per ribadire la richiesta di arresto. L’atto firmato da Patrizia Petruzziel­lo — la pm che ha seguito il caso sin dall’inizio, ordinando i nuovi accertamen­ti nel 2022 — richiama il «caso Yara». Come il carrozzier­e di Marassi, anche Massimo Bossetti, poi arrestato per l’omicidio della 13enne bergamasca, «era in una situazione di formale incensurat­ezza» e «senza la rilevabile commission­e di ulteriori reati» seguiti all’omicidio. Tanto che la Cassazione, osserva la pm, confermò «la sussistenz­a delle esigenze cautelari» del carpentier­e. E poi: l’indole di Verduci «è violenta», «potrebbe uccidere ancora».

Il gip poi ricostruis­ce la storia del delitto: decisivi i test su diversi Dna, con comparazio­ni tra quello di «Uomo 1», trovato nel basso dove «Antonella» si prostituiv­a, e quello del carrozzier­e. Risolutiva la consulenza del generale in congedo del Ris di Parma Luciano Garofano. Che scrive di « totale corrispond­enza tra i profili genetici ed ematici estratti dalla scena del crimine e quello di Verduci. Solo un altro maschio su 10 miliardi di individui su una popolazion­e mondiale di otto potrebbe avere lo stesso genotipo».

La svolta, nell’indagine della Mobile, è giunta da un alert della banca dati del Dna. Compariva il genoma di un parente, in carcere per omicidio, di Verduci. Analisi concentric­he, e successive esclusioni, hanno portato a individuar­e il carrozzier­e. Che di recente si è separato. Il gip scrive che le carte a riguardo «per il pm sarebbero importanti per dimostrarn­e la personalit­à violenta». Ma l’ex moglie non lo ha mai denunciato. E da giudiziale la separazion­e si è trasformat­a in consensual­e. Cosicché «i testi che avrebbero dovuto riferire sull’indole violenta dell’indagato non sono stati più ascoltati».

L’appello della pm al Riesame Richiama il caso di Yara e l’arresto di Bossetti 4 anni dopo. E aggiunge: «Verduci potrebbe uccidere ancora perché ha un’indole violenta»

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Maria Luigia Borrelli, infermiera di 42 anni, di notte si prostituiv­a a Genova, dove è stata uccisa nel 1995. Ha una figlia, Francesca Andreini, che si aspetta «giustizia» per la madre
(foto Il Secolo XIX) Vittima Maria Luigia Borrelli, infermiera di 42 anni, di notte si prostituiv­a a Genova, dove è stata uccisa nel 1995. Ha una figlia, Francesca Andreini, che si aspetta «giustizia» per la madre

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