Raid su una scuola a Gaza: 14 morti, sei sono dell’onu Israele: «Fra loro miliziani»
Blinken chiede di proteggere gli operatori umanitari
La disperazione non lascia spazio alla paura. Così i rifugiati che provano a riorganizzarsi negli accampamenti attorno alle macerie hanno formato dei comitati di protezione — racconta il New York Times — per impedire che uomini armati si muovano o si piazzino tra le tende. Perché — spiega chi una casa non ce l’ha più — almeno questi tetti di plastica vanno tenuti al riparo dai bombardamenti israeliani. E le armi richiamano i missili. E per la prima volta gli abitanti si ribellano ai miliziani che spadroneggiano nei 363 chilometri quadrati.
I portavoce di Tsahal ripetono che i paramilitari di Hamas e della Jihad Islamica usano come base le zone destinate ai civili, anche le scuole. Come sarebbe successo nel raid di mercoledì contro un istituto a Nusseirat: il ministero della Sanità da Gaza dice che sono state uccise 14 persone, tra loro — dichiara l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi — anche sei membri dell’organizzazione umanitaria. In base alla lista dei nomi l’esercito sostiene che 9 tra i morti erano soldati irre golari di Hamas dei quali 3 anche impiegati dell’unrwa.
L’onu denuncia che questi 342 giorni di conflitto contro i fondamentalisti, l’offensiva ordinata dopo i massacri del 7 ottobre di un anno fa nel sud di Israele, sta causando «una devastazione economica di scala sconcertante» e la ricostruzione costerà decine di miliardi. Gli americani continuano a premere per raggiungere una tregua. Ma il premier Benjamin Netanyahu e i capi jihadisti si accusano reciprocamente di non volere l’accordo. «Hamas cerca di nascondere di essere l’ostacolo alle trattative», commenta il primo ministro. Mentre il caponegoziatore palestinese dichiara che l’organizzazione è pronta ad accettare il documento proposto da Biden «senza nuove condizioni».
Antony Blinken, il segretario di Stato americano, è intervenuto sul bombardamento della scuola a Nusseirat per ribadire che «Israele deve proteggere gli operatori umanitari». La Casa Bianca continua a seguire l’inchiesta dell’esercito sull’uccisione in Cisgiordania dell’attivista Aysenur Eygi, nata in Turchia e con nazionalità americana: il quotidiano Washington Post ha pubblicato una ricostruzione dai cui risulta che la donna è stata colpita dal proiettile sparato dalle truppe mezz’ora dopo gli scontri e che era ormai lontana dai soldati, più distante del resto del gruppo.
Le operazioni a Rafah, annunciano i portavoce dell’esercito, sono quasi completate. I generali spostano l’attenzione verso il fronte nord, dove resta il rischio di conflitto totale con Hezbollah. La testata digitale Axios ha rivelato i dettagli del raid per distruggere un centro iraniano per la produzione di armamenti in Siria, i missili avrebbero dovuto essere trasferiti al gruppo libanese: i bombardamenti di domenica sarebbero serviti da copertura a un’operazione sul terreno delle forze speciali. L’intelligence ha monitorato lo sviluppo della base sotterranea per cinque anni e stabilito che non poteva essere distrutta dal cielo: così è stato deciso di mandare una squadra al di là delle linee nemiche per far esplodere il laboratorio.
L’operazione in Siria
I bombardamenti di domenica sarebbero serviti a coprire le forze speciali