Mattarella: «I civili vittime di un conflitto intollerabile»
Il 7 ottobre cadrà un anno dal blitz terroristico in cui Hamas annientò 1.200 israeliani e ne rapì 240. La rappresaglia di Tel Aviv è costata finora 40 mila vittime ai palestinesi di Gaza, anch’essi in gran parte cittadini inermi. «Un conflitto disumano e intollerabile», dice Sergio Mattarella. Infatti, a farne le spese sono soprattutto quei civili che le quattro Convenzioni di Ginevra sottraggono alla violenza bellica, «disponendo che siano trattati con umanità». E invece, aggiunge con l’amara lucidità di chi fa i conti nel chiaroscuro delle «opposte narrative», siamo al «bollettino quotidiano di uccisioni, distruzioni di infrastrutture, scuole, ospedali e campi profughi, attacchi contro operatori umanitari, personale medico, giornalisti, con lo spostamento forzato di centinaia di migliaia di persone». Si ondeggia insomma tra un orrore e l’altro, perché il presidente non dimentica le ultime decimazioni di «ostaggi israeliani inermi», sostenendo che tutto ciò «ci interroga sui principi di proporzionalità» (vedi la dismisura sul numero dei caduti da una parte e dall’altra, ndr) «e di distinzione tra civili e belligeranti, che costituiscono pilastri del diritto internazionale umanitario».
Sono riflessioni che Mattarella consegna alla tavola rotonda dell’istituto internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo. Il contesto gli impone qualche cenno su altre crisi analoghe e quasi rimosse (Yemen, Sudan, Siria, Haiti) e in particolare sull’ucraina, dove la Russia ha violato alla base la «coesistenza fra popoli e Stati». Situazioni intollerabili per l’intera comunità mondiale, sottolinea, perché la guerra non può giustificare ogni cosa, a partire dall’indiscriminato massacro dei civili. Uno scenario che richiede il rispetto del diritto umanitario, purché sia adeguato ai tempi. E magari anche di «non trascurare il tema della corsa agli armamenti» che, quando spirava il vento della pace e del dialogo, «fu possibile limitare progressivamente».