Berrettini fa felice un’italia che sa soffrire e vincere
Coppa Davis: Matteo vola, Arnaldi rischia ma passa, Brasile battuto
Senza pomeriggi così non sarebbe Coppa Davis, non c’è ranking che tenga. Pensavamo di vivere una giornata tranquilla, soprattutto breve: Matteo Berrettini che batte l’astro nascente Joao Fonseca, Matteo Arnaldi avanti 7-5 5-2 contro Thiago Monteiro. Tutto troppo facile, ma lo abbiamo provato sulla nostra pelle che non è mai così. Quella tra il ligure e il mancino che lo scorso anno sempre in Coppa
Davis (e dove sennò?) fu in grado di battere anche Holger Rune, è diventata un’odissea, a tratti addirittura un’agonia. Ma tutto è bene quel che finisce bene: se nel 2023 il girone di Bologna si aprì con la sconfitta choc contro il Canada che costrinse i Volandri boys a inseguire per tutta la settimana, stavolta è andata diversamente. Segnali incoraggianti: questa Italia gioca bene (nel caso di Berrettini, soprattutto con servizio e diritto) e sa soffrire anche quando non brilla, nel caso di Arnaldi che quando è servito si è messo a spingere forte evitando l’epilogo al doppio decisivo.
Gli ingredienti per la festa sono sul piatto: pubblico trascinante, i compagni in panchina che sembrano ultrà (da vedere e rivedere l’urlo di Flavio Cobolli a Berrettini dopo la sua vittoria), l’insalatiera conquistata l’anno scorso in bella mostra in un angolo della Unipol Arena. Nel giorno dei 91 anni di Nicola Pietrangeli, l’italia è entrata in pieno nell’atmosfera della Davis, quella che Berrettini un anno fa aveva provato soltanto da tifoso. Primo set dominato, secondo sofferto contro il 2006 Fonseca, uno che paragonano a Sinner ma che ancora deve fare tanta strada. Però aveva provocato un certo spavento volando sul 4-0 nel tiebreak del secondo set prima del ritorno del romano che ha schivato un fastidiosissimo terzo set. «La caratteristica dei giocatori più forti è quella di non mollare anche nelle situazioni più difficili — le parole di Berrettini —. Il tennis è uno sport strano, la Davis è sempre particolare, quindi nel tiebreak non ho mollato. Non giocavo da due anni, era una partita con un sacco di pressione ma che ho vissuto con grandissima gioia e adrenalina. Questa convocazione mi sembrava un obiettivo lontanissimo: essere chiamato non è semplice perché ci sono tanti giocatori, ma credo di essermi meritato tutto questo».
Da un Matteo a un altro, da Berrettini ad Arnaldi che ci stava per rimettere le penne. Si fosse giocato sulla distanza dei tre set su cinque, probabilmente la partita sarebbe durata cinque o sei ore: il cro
Domani il Belgio Berrettini: «Ho vissuto il match con adrenalina e gioia». Domani gli azzurri contro il Belgio
nometro si è fermato a tre ore e 39’, con il mancino brasiliano che ha messo alle corde l’azzurro trovatosi a un game dalla vittoria ma costretto a ricostruire la partita, ha rischiato anche di perderla. «In un’altra competizione, match così non li avrei mai vinti — spiega il sanremese —. Monteiro ha giocato molto bene, a un certo punto anche meglio di me». Sul 4-4 nel tiebreak decisivo, il rischio psicodramma con una leggera distorsione alla caviglia: perderla così sarebbe stato in perfetto stile Davis, invece è finita con Matteo con le braccia al cielo e con il doppio di Bolelli-vavassori ininfluente. Domani c’è il Belgio, che all’esordio ha battuto l’olanda: prima chiamata per Malaga.