MACRON AFFIDA IL GOVERNO ALLA BENEVOLENZA LEPENISTA
Caro Aldo, come interpretare il nuovo incarico che Emmanuel Macron ha affidato a Michel Barnier?
Una mossa dettata da realismo politico o un ulteriore modo, dopo le elezioni anticipate, per «sgonfiare» l’avanzata del partito di Marine Le Pen? Mario Taliani Noceto
DCaro Mario,
evo fare in parte ammenda con lei. Lo scorso 7 luglio, nel giorno del ballottaggio delle elezioni legislative francesi, lei mi scrisse: «E se Macron venisse a patti con Marine Le Pen?». Le risposi che Marine Le Pen avrebbe preso quel giorno la solita nasata. In effetti così accadde. Però adesso è accaduto pure che Macron sia venuto indirettamente a patti con Marine Le Pen. Quindi lei, gentile signor Taliani, non aveva del tutto torto.
Il problema è che, affidando il governo Barnier alla benevolenza dei lepenisti, Emmanuel Macron sancisce la fine della sua stagione politica. Per vivere, il nuovo esecutivo, guidato da uno storico esponente del neogollismo — un partito che oggi vale il 6% —, avrà bisogno dell’astensione o comunque della non belligeranza dell’estrema destra. Macron non è riuscito a varare un governo di centro-sinistra. Questo è accaduto perché i socialisti non sono riusciti a sganciarsi da Mélenchon; ma anche perché di fatto il presidente non controlla più i suoi. Non a caso Édouard Philippe, primo ministro negli anni migliori del macronismo, ha già lanciato la sua candidatura all’eliseo, prendendo le distanze dal presidente. Il problema è che, a meno di crolli clamorosi, Marine Le Pen sarà presente al secondo turno alle prossime presidenziali. Per batterla, un esponente centrista avrebbe bisogno dei voti della sinistra riformista, che nel 2017 e nel 2022 ha scelto Macron. Ma come si potrà evocare ancora il fronte repubblicano contro l’estrema destra, se poi lo si tradisce e si fanno accordi con il clan Le Pen? Marine per vincere ha bisogno di andare al ballottaggio con Mélenchon. A sinistra emergerà qualcun altro che non sia il vecchio tribuno?