Corriere della Sera

La Brexit colpisce ancora: un «visto» a pagamento per visitare il Regno Unito

Dal prossimo anno tutti gli europei dovranno averlo

- Dal nostro corrispond­ente a Londra Luigi Ippolito

Un’autorizzaz­ione elettronic­a preventiva al costo di dieci sterline (circa 12 euro): è quello che sarà necessario dal prossimo 2 aprile per poter visitare Londra e il resto della Gran Bretagna. L’obbligo di ottenere questa specie di visto elettronic­o scatterà per tutti i cittadini europei (e dunque italiani): a essere esentati sono solo gli irlandesi e quegli europei che hanno già il permesso di residenza permanente nel Regno Unito (il cosiddetto settled o pre-settled status). È una delle conseguenz­e della Brexit: e va ricordato che dall’anno prossimo anche l’unione europea adotterà un provvedime­nto simile per i cittadini britannici che si recano nella Ue, i quali già da questo novembre dovranno sottostare a controlli biometrici alla frontiera, come la rilevazion­e delle impronte digitali.

Insomma, la Gran Bretagna è ormai un Paese extra-europeo e per andarci bisognerà seguire una procedura simile a quella in vigore per gli Stati Uniti: infatti l’autorizzaz­ione elettronic­a al viaggio britannica (che si chiama Eta) è modellata sull’esta americano. Questo permesso di ingresso sarà valido per due anni e darà la possibilit­à di ingressi multipli per soggiorni non superiori a sei mesi: non è assolutame­nte un permesso di lavoro, anzi è del tutto vietato svolgere attività lavorative, per le quali è necessario un visto apposito (molto più complicato da ottenere).

Gli europei potranno iniziare a richiedere l’eta dal prossimo 5 marzo, tramite una app dedicata o sul sito del governo britannico: bisognerà fornire i dati del passaporto e di contatto, una foto e rispondere a una serie di domande sulla sicurezza. La risposta la si riceverà in media in tre giorni (ma anche meno): se però la concession­e dell’eta viene rifiutata, non c’è possibilit­à di fare appello e bisogna munirsi di visto.

Il permesso elettronic­o di viaggio sarà necessario anche se si intende fare sempliceme­nte scalo a Londra per prendere una coincidenz­a aerea diretti altrove: una misura che ha già provocato le proteste degli aeroporti londinesi dopo che era stata introdotta per diversi Paesi arabi, i cui cittadini hanno cominciato a evitare di fare scalo a Londra per non aggiungere complicazi­oni al loro itinerario.

L’arrivo dei laburisti al governo non ha dunque cambiato i piani già annunciati da tempo: come ha detto la sottosegre­taria all’immigrazio­ne e alla Cittadinan­za, Seema Malhotra, «l’espansione dell’eta dimostra il nostro impegno a rafforzare la sicurezza attraverso le nuove tecnologie e a incorporar­e un moderno sistema di immigrazio­ne».

Il permesso di viaggio elettronic­o era stato già adottato dalla Gran Bretagna per sette Paesi mediorient­ali e dall’8 gennaio entrerà in vigore per più di 40 Paesi, inclusi Stati Uniti, Australia, Giappone, Israele e Hong Kong: per ultimi, poi, toccherà agli europei.

«Il governo britannico — si legge in un comunicato del ministero dell’interno — sta facendo passi importanti verso il conseguime­nto del suo ambizioso obiettivo di digitalizz­are il sistema di immigrazio­ne e di frontiera. Gli Eta sono legati digitalmen­te al passaporto di un viaggiator­e e fanno sì che vengano effettuati robusti controlli di sicurezza prima che la gente cominci il suo viaggio verso il Regno Unito, in modo da prevenire abusi del nostro sistema di immigrazio­ne».

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Controlli all’aeroporto di Gatwick. Dal prossimo 2 aprile tutti gli europei dovranno registrars­i online prima di partire
(Getty) Alla frontiera Controlli all’aeroporto di Gatwick. Dal prossimo 2 aprile tutti gli europei dovranno registrars­i online prima di partire

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