Google, per Chrome e Android spunta l’ipotesi di spezzatino
La soluzione allo studio della giustizia Usa dopo la condanna per monopolio
Il Dipartimento di Giustizia americano starebbe valutando la possibilità di smembrare Google dopo la storica condanna che il 5 agosto ha riconosciuto le pratiche illegali dell’azienda californiana per mantenere il suo monopolio nelle ricerche. Lo spezzatino, con la probabile separazione del suo sistema operativo Android e del browser Chrome, sarebbe una delle opzioni sul tavolo per ripristinare la concorrenza, secondo Bloomberg.
Dopo averci provato senza successo con Microsoft vent’anni fa, sarebbe il primo tentativo da parte dell’antitrust Usa di spingere sullo smantellamento di una grande azienda dai tempi dello spezzatino di AT&T nel 1984. Nel caso di Google, il timore è che il suo monopolio (controlla circa il 90% del mercato della ricerca online e il 95% sugli smartphone) potrebbe avvantaggiare il gruppo nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, che è la vera sfida del futuro. Ma probabilmente è proprio L’AI a minacciare il predominio nelle ricerche di Google, che oggi in questo campo fronteggia la concorrenza agguerrita di Openai e di Microsoft,
il suo maggiore investitore, oltre a quella di un crescente numero di attori, a cominciare da Perplexity.
Lo smembramento comincerebbe con la separazione di Android, il sistema operativo usato da 2,5 milioni di utenti nel mondo, poiché dalla sentenza di condanna del giudice Amit Mehta emerge che Google richiede ai produttori di dispositivi di firmare accordi per ottenere l’accesso alle sue applicazioni come Gmail e Google Play Store. Questi accordi prevedono inoltre che il widget di ricerca di Google e il browser Chrome siano installati sui dispositivi in modo tale da non poter essere cancellati. Dal momento che Google è stata condannata anche per il suo monopolio nella pubblicità online, un’altra opzione riguarderebbe la vendita di Adword, la piattaforma che gestisce le parole chiave sugli annunci di ricerca. In alternativa alla vendita di Adwords, il giudice potrebbe richiedere requisiti di interoperabilità per poter funzionare su altri motori di ricerca.
Sul tavolo ci sarebbe inoltre la possibilità che Google venda o conceda in licenza i propri dati ai rivali come Bing di Microsoft. I contratti di Google, ha evidenziato la sentenza, assicurano non solo che il suo motore di ricerca ottenga la maggior parte dei dati degli utenti - 16 volte di più rispetto al suo concorrente più prossimo - ma che quel flusso di dati impedisce ai suoi rivali di migliorare i loro risultati di ricerca e di competere.
Si vedrà quale sarà la decisione. Google ha già preannunciato ricorso. Il giudice ha chiesto al Dipartimento di Giustizia e a Google di presentare le loro ipotesi di rimedi entro il 4 settembre. L’udienza preliminare è in calendario il 6 settembre.