La crisi del maschio moderno e come affrontarla tra i libri di Obama per l’estate
Nella sua lista un «manuale per la mascolinità compatibile con la parità»
Igiovani senatori che ambiscono alla presidenza passano generalmente da una tappa obbligata, quasi un rituale: la pubblicazione di un libro destinato a diventare bestseller.
È significativo che quasi settant’anni fa, in pieno Novecento, John F. Kennedy scrisse le biografie di politici coraggiosi (vinse il Pulitzer); Barack Obama invece, quasi mezzo secolo dopo, raccontò la storia di suo padre, della sua famiglia, e di se stesso: I sogni di mio padre (Garzanti). Non è un caso se anche il candidato repubblicano alla presidenza J.D. Vance ha pubblicato un bestseller, Elegia americana, anche quello pubblicato in Italia da Garzanti, che appartiene proprio al genere del memoir.
Perché nel novecento kennedyano funzionava così: anche se venivi da una famiglia di poveri immigrati irlandesi diventata potentissima tra Wall Street, Hollywood, e politica, eri un reduce decorato per atti di eroismo, avevi conosciuto presidenti e il re d’inghilterra e numerosi attori di Hollywood, quel che ci si aspettava da te era un libro che parlasse d’altro.
In questo millennio ossessionato dall’identità (incendio sul quale i social media hanno versato oceani di benzina) vincono le storie personali: e in America, esportati poi all’estero, ecco «memoir» e al limite «autofiction».
È uno dei motivi per i quali il rituale ferragostano lanciato da Barack Obama anni fa, la pubblicazione via Twitter dei suoi consigli di lettura e di ascolto, è sempre così interessante: perché accanto alla narrativa di qualità (quest’anno Percival Everett) e alla saggistica di altissimo livello (la scrittrice Marilynne Robinson che rilegge la Genesi), c’è sempre qualche scelta sorprendente. Quest’anno Obama ha letto, e consiglia di leggere, Of boys and men: Why the modern male is struggling, why it matters, and what to do about it di Richard Reeves («Di ragazzi e uomini: perché il maschio moderno è in difficoltà, perché è importante, e cosa fare a riguardo»).
Reeves è un sociologo britannico che da anni lavora negli Stati Uniti (alla Brookings institution) e si è chiesto qualcosa di fortissimamente identitario: cosa significa nel 2024 essere uomini?
Saggiamente, perché non è l’area nella quale è esperto e, si presume, per evitare polemiche, Reeves salta a piè pari ogni questione relativa ai temi Lgbt e analizza statistiche abbastanza chiare: gli uomini americani si suicidano tre volte più delle donne, si laureano meno di loro. Certo, gli uomini sono statisticamente più propensi al rischio, più forti fisicamente, ma non sono forse in aumento i segnali di una crisi profonda? Negli ultimi decenni gli uomini americani hanno perso oggettivamente terreno, hanno concorso fortissimamente alla polarizzazione del Paese (i maschi non laureati sono l’inossidabile zoccolo duro trumpiano), e se i dati dicono che la vita delle donne è cambiata in meglio, la vita di molti maschi è rimasta al palo, quando non è peggiorata.
La politica offre soluzioni? No, e anche per questo è interessante che Obama abbia letto questo libro. Spiega l’autore: «Abbiamo bisogno di un manuale d’uso per la mascolinità, ma deve essere compatibile con l’uguaglianza di genere. La politica? La sinistra volta le spalle ai ragazzi e agli uomini, e la destra risponde con il tentativo di far tornare indietro nel tempo le donne e le ragazze».
L’autore e la politica
«La sinistra volta le spalle ai ragazzi, la destra vuole far tornare indietro le donne»