Corriere della Sera

Sudore e filosofia La rivoluzion­e sul ring è una questione di Testa

Irma debutta oggi: «Ora alleno molto di più il cervello»

- Dal nostro inviato Marco Imarisio

«Provateci». L’olimpiade di Tokyo era quasi finita, e Irma Testa sedeva su un divano del media-press center di Tokyo. La sera prima, aveva vinto la medaglia di bronzo nella boxe. Bene, brava, che impresa, ma il compito che tutte ma proprio tutte le redazioni italiane avevano affidato ai loro inviati era il solito, era il seguente, fatela parlare, chiedetele del suo orientamen­to sessuale, magari fa coming out. Eravamo messi così, tra imbarazzo e senso del dovere, quando lei ci rivolse un sorriso carico di dolcezza. «Tanto lo so cosa mi volete chiedere, ma non dico niente, non ora, non qui».

E così cominciò una conversazi­one con una bella persona, ieri come oggi non c’è altro aggettivo possibile. Raccontò della sua infanzia a Torre Annunziata. «Da noi non ci sono tante possibilit­à per i giovani. Se non vieni da una famiglia benestante, che ti fa studiare, e se hai genitori assenti perché devono lavorare dalla mattina alla sera, è difficile prendere strade che ti portino lontano». Lei trovò il maestro Lucio Zurlo, che divenne famiglia. Entrò in palestra, scoprì che le piaceva, non ne uscì più. Non si è mai offesa quando le dicevano che la sua era una storia prima umana e poi sportiva. Accettava il carico di significat­o che la sua storia personale le metteva sulle spalle. «La mia è una vicenda di rivincita e di riscatto verso le condizioni difficili dalle quali sono partite. Se qualcuno ci vede qualcosa oltre i miei lividi, ne sono orgogliosa».

Non l’abbiamo persa di vista, in questi anni. Irma non ha mai avuto confidenza con l’anonimato. È stata la prima pugile italiana alle Olimpiadi, a Rio 2016, quando aveva 18 anni e venne tradita dall’emozione, la prima sul podio olimpico, con il bronzo di Tokyo 2020, la prima a medaglia in tutte le rassegne, nonché la terza a vincere l’oro mondiale dopo Alessia Mesiano e Simona Galassi, l’inverno scorso a Delhi. E soprattutt­o fu la prima a soddisfare la curiosità generale, per una buona causa. A mamma Anna l’aveva detto quando aveva quindici anni, e lei le rispose che si può innamorare di chiunque. All’italia lo disse appena tornata dal Giappone, perché una medaglia olimpica mette al riparo da tutto, anche dagli sguardi cattivi della gente che non capisce. «Pensavo che il mio coming out si portasse dietro altre ragazze, ma così non è stato». Quando vide l’applauso dei senatori che esultavano per la bocciatura del decreto Zan, decise di fare propria la causa dei diritti civili. «Ammiro chi combatte questa battaglia nel nome dei più deboli, come io mi sono sentita per tanto tempo. Mi sono voluta esporre: non l’avessi fatto, mi sarei sentita una codarda».

Oggi debutta nella sua terza Olimpiade, categoria 57 chili, contro la cinese Zichun Xu, pessimo cliente. Ha ottenuto il via libera per Parigi agli Europei di Cracovia, nel 2023. Per lei che nel tempo libero legge di filosofia, «tre è il numero perfetto». «Io e le mie compagne di squadra non promettiam­o medaglie, ma garantirem­o impegno e sudore, perché ci abbiamo davvero messo il cuore per arrivare fino a qui». Dopo i Giochi di Tokyo, la sua vita è cambiata. Non più Irma la pugilessa. «Anche pugile va bene, ogni volta che sento prima dei miei match la musica di Rocky, realizzo che nell’immaginari­o di tutti non esiste una donna che fa boxe. Ma sono anni che in questo sport le medaglie importanti alla Federazion­e le portiamo tutte noi. E io sono orgogliosa di avere gettato un seme per il cambiament­o». Irma il simbolo, la prova vivente di una emancipazi­one non solo sociale. Nei giorni scorsi, mentre si allenava alla North Arena di Villepinte, raccontava di sentirsi più matura, di avere trovato dentro di sé la forza di guardare alle cose della sua vita con maggiore distacco. «Lasciare andare, lavorare sul proprio benessere mentale. Diciamo che in questi anni ho scoperto quanto è importante allenare il proprio cervello, lavorando sulle emozioni e sulla consideraz­ione di sé».

Nel novero delle domande quasi obbligate, da luogo comune, c’è sempre quella sulla

In prima linea per i diritti «Sono anni che le donne portano medaglie Sono felice di aver spinto per il cambiament­o»

notte prima della gara. «Dormo benone, come un ghiro, perché so che sul ring sarò tranquilla. Non credo di avere più nulla da dimostrare, il lavoro più grande è stato già fatto». Quando aveva quattordic­i anni, la mamma le disse di andarsene, al centro federale di Assisi. «Perché qui a Torre Annunziata non c’è nulla per andare avanti».

Ne ha fatta tanta di strada, Irma Testa. Con gli uppercut e con le parole. Fai bei sogni, campioness­a. E vada come deve andare, siamo già a posto così.

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Irma Testa, prima pugile italiana a vincere una medaglia olimpica: bronzo a Tokyo 2020
(Federboxe) Primato Irma Testa, prima pugile italiana a vincere una medaglia olimpica: bronzo a Tokyo 2020

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