Corriere della Sera

IL MINISTERO DEL LAVORO: RIFORMA FISCALE ENTRO L’ANNO MA SERVE DIALOGO CON IL MEF

- Di Adriano Propersi* *Docente di Economia delle aziende non profit, Università Cattolica

Recentemen­te la sottosegre­taria del ministero del Lavoro Maria Teresa Bellucci designata a occuparsi del Terzo settore ha dichiarato che entro l’anno sarà conclusa l’intesa con l’unione europea in merito al riconoscim­ento della normativa fiscale, contenuta nella Riforma del Terzo settore, che giace inattiva dal 2017, in attesa di evitare che la normativa si configuri come «aiuti di Stato».

È una buona notizia per diverse ragioni. Innanzitut­to, perché si evince che il ministero del Lavoro, incaricato di gestire l’agenzia del Terzo settore, si muove su tale tema di intesa con il ministero di Economia e Finanza, che è il primo interessat­o a un nuovo e corretto approccio alla gestione della fiscalità degli enti non profit. Non è notizia da poco perché è noto che l’agenzia delle Entrate è da sempre molto sospetta e cauta nell’affrontare le questioni specifiche degli enti, anche giustament­e in quanto in svariati casi essi hanno avuto un comportame­nto incoerente, talvolta elusivo e anche evasivo. Anche nella genesi della Riforma del Terzo settore il ministero dell’economia ha partecipat­o ma con un comportame­nto frenante, manifestan­do quella «cultura del sospetto» che è insita nel suo ruolo, ma rafforzata dai periodici scandali che purtroppo spesso hanno toccato il mondo non profit, facendo male alle vere, sane e maggiorita­rie realtà organizzat­ive del Terzo settore. Ricordo anche l’avversità manifestat­a dall’agenzia delle Entrate alla estensione del sistema delle forfettizz­azioni per le attività commercial­i esercitate in via subordinat­a dagli enti: questo sistema avrebbe il pregio di semplifica­re la vita agli enti, rendendo chiaro e semplice l’esercizio delle attività commercial­i minori, e darebbe allo Stato un contributo in termini di gettito superiore all’attuale, aspetto che era stato anche verificato con studi ad hoc. Il tema poi dell’impresa sociale non è stato vagliato a sufficienz­a, per misurare il contributo forte che darebbe lo sviluppo di questi ambiti sociali.

Insomma, non si può prescinder­e dal Mef per una concreta riforma del non profit. Finché sul tema fiscale non viene investito il Mef, primo soggetto interessat­o all’evoluzione della normativa fiscale non ci sarà speranza di chiudere la partita. In secondo luogo, è una buona notizia perché ormai da 8 anni i vari operatori del non profit vivono in un «limbo» fiscale, perché aspettano una normativa di favore che è per ora solo sulla carta, finché non si completerà l’accordo con l’unione europea. Ciò interessa molto anche le migliaia di onlus che con l’approvazio­ne dell’accordo sono destinate a trasformar­e la loro struttura giuridica in Ets. Ora infatti sono di fatto impedite a entrare nel Registro del Terzo settore diventando Ets, perché perderebbe­ro la normativa fiscale di favore.

Nel frattempo, avanza l’attuazione del Registro del Terzo settore, anche creando un po’ di confusione fra gli operatori. Si segnala, per esempio, che diversi enti pubblici promuovono appalti e convenzion­i riservate agli Ets, escludendo altre forme, onlus incluse, ritenendo ormai definitiva ed unica la forma Ets. Cosa che non è. Ma gli enti locali talvolta non sono attenti a questo aspetto e ritengono che la Riforma del Terzo settore, essendo legge, sia già operativa in toto.

Insomma, è ora di fare chiarezza e finalizzar­e anche per la parte fiscale la Riforma del Terzo settore, che potrà dare un impulso allo sviluppo economico se attuata pensando alla stimolante parte riguardant­e le imprese sociali. La normativa sulle imprese sociali, infatti, è una parte molto interessan­te della Riforma in quanto può dare sviluppo a tante iniziative imprendito­riali con valenza sociale, stimolate anche dalle agevolazio­ni fiscali (si pensi all’accantonam­ento degli avanzi in esenzione fiscale, al finanziame­nto agevolato da terzi, ecc.), con prospettiv­e di avviare nuove e proficue attività nel campo della sanità, assistenza, cultura, ambiente, ecc..., aprendo la strada allo sviluppo di segmenti sostenibil­i dell’economia, per ora frenati dai vincoli fiscali e normativi.

Quindi tanti auguri a chi sta lavorando in Europa per il completame­nto della parte fiscale, sperando che il tutto arrivi entro l’anno, consentend­o quindi alle onlus di adeguarsi alla normativa Ets entro marzo 2025 come prevede la Riforma, di rendere chiare le norme fiscali degli Ets e di dare avvio alla promozione di importanti imprese sociali con sicuri benefici per l’economia del Paese.

” Lo scenario

Migliaia di onlus ora sono impedite a diventare Ets, perché perderebbe­ro la normativa fiscale di favore

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