IL MINISTERO DEL LAVORO: RIFORMA FISCALE ENTRO L’ANNO MA SERVE DIALOGO CON IL MEF
Recentemente la sottosegretaria del ministero del Lavoro Maria Teresa Bellucci designata a occuparsi del Terzo settore ha dichiarato che entro l’anno sarà conclusa l’intesa con l’unione europea in merito al riconoscimento della normativa fiscale, contenuta nella Riforma del Terzo settore, che giace inattiva dal 2017, in attesa di evitare che la normativa si configuri come «aiuti di Stato».
È una buona notizia per diverse ragioni. Innanzitutto, perché si evince che il ministero del Lavoro, incaricato di gestire l’agenzia del Terzo settore, si muove su tale tema di intesa con il ministero di Economia e Finanza, che è il primo interessato a un nuovo e corretto approccio alla gestione della fiscalità degli enti non profit. Non è notizia da poco perché è noto che l’agenzia delle Entrate è da sempre molto sospetta e cauta nell’affrontare le questioni specifiche degli enti, anche giustamente in quanto in svariati casi essi hanno avuto un comportamento incoerente, talvolta elusivo e anche evasivo. Anche nella genesi della Riforma del Terzo settore il ministero dell’economia ha partecipato ma con un comportamento frenante, manifestando quella «cultura del sospetto» che è insita nel suo ruolo, ma rafforzata dai periodici scandali che purtroppo spesso hanno toccato il mondo non profit, facendo male alle vere, sane e maggioritarie realtà organizzative del Terzo settore. Ricordo anche l’avversità manifestata dall’agenzia delle Entrate alla estensione del sistema delle forfettizzazioni per le attività commerciali esercitate in via subordinata dagli enti: questo sistema avrebbe il pregio di semplificare la vita agli enti, rendendo chiaro e semplice l’esercizio delle attività commerciali minori, e darebbe allo Stato un contributo in termini di gettito superiore all’attuale, aspetto che era stato anche verificato con studi ad hoc. Il tema poi dell’impresa sociale non è stato vagliato a sufficienza, per misurare il contributo forte che darebbe lo sviluppo di questi ambiti sociali.
Insomma, non si può prescindere dal Mef per una concreta riforma del non profit. Finché sul tema fiscale non viene investito il Mef, primo soggetto interessato all’evoluzione della normativa fiscale non ci sarà speranza di chiudere la partita. In secondo luogo, è una buona notizia perché ormai da 8 anni i vari operatori del non profit vivono in un «limbo» fiscale, perché aspettano una normativa di favore che è per ora solo sulla carta, finché non si completerà l’accordo con l’unione europea. Ciò interessa molto anche le migliaia di onlus che con l’approvazione dell’accordo sono destinate a trasformare la loro struttura giuridica in Ets. Ora infatti sono di fatto impedite a entrare nel Registro del Terzo settore diventando Ets, perché perderebbero la normativa fiscale di favore.
Nel frattempo, avanza l’attuazione del Registro del Terzo settore, anche creando un po’ di confusione fra gli operatori. Si segnala, per esempio, che diversi enti pubblici promuovono appalti e convenzioni riservate agli Ets, escludendo altre forme, onlus incluse, ritenendo ormai definitiva ed unica la forma Ets. Cosa che non è. Ma gli enti locali talvolta non sono attenti a questo aspetto e ritengono che la Riforma del Terzo settore, essendo legge, sia già operativa in toto.
Insomma, è ora di fare chiarezza e finalizzare anche per la parte fiscale la Riforma del Terzo settore, che potrà dare un impulso allo sviluppo economico se attuata pensando alla stimolante parte riguardante le imprese sociali. La normativa sulle imprese sociali, infatti, è una parte molto interessante della Riforma in quanto può dare sviluppo a tante iniziative imprenditoriali con valenza sociale, stimolate anche dalle agevolazioni fiscali (si pensi all’accantonamento degli avanzi in esenzione fiscale, al finanziamento agevolato da terzi, ecc.), con prospettive di avviare nuove e proficue attività nel campo della sanità, assistenza, cultura, ambiente, ecc..., aprendo la strada allo sviluppo di segmenti sostenibili dell’economia, per ora frenati dai vincoli fiscali e normativi.
Quindi tanti auguri a chi sta lavorando in Europa per il completamento della parte fiscale, sperando che il tutto arrivi entro l’anno, consentendo quindi alle onlus di adeguarsi alla normativa Ets entro marzo 2025 come prevede la Riforma, di rendere chiare le norme fiscali degli Ets e di dare avvio alla promozione di importanti imprese sociali con sicuri benefici per l’economia del Paese.
” Lo scenario
Migliaia di onlus ora sono impedite a diventare Ets, perché perderebbero la normativa fiscale di favore