Corriere della Sera

«La proposta di nozze sul palco? È stata un’idea di Bolle» «A casa cucino io, ma lui stira»

Manni e Andrijashe­nko, primi ballerini della Scala «Ci incontramm­o da rivali e non ci salutavamo»

- di Candida Morvillo

” La danza dell’amore «Diventati colleghi, già dopo poche settimane la corteggiav­o». «Appena l’ho capito ho avuto paura di rovinare tutto e mi sono allontanat­a»

Il futuro e i figli «Non c’è mai il periodo giusto, abbiamo sempre un balletto in arrivo. Ma credo anche che quando arriverà il momento, la vita ce lo dirà»

Nicoletta Manni e Timofej Andrijashe­nko festeggera­nno il primo anniversar­io di matrimonio il 10 agosto in tournée, in Messico. Sul palco, si sono incontrati. Sul palco, all’arena di Verona, lui le aveva chiesto la mano, il 21 luglio 2022, inginocchi­andosi dopo aver danzato in Romeo e Giulietta. Sul palco della Scala, lei, 32 anni, pugliese, è étoile; lui, 30, lettone, è primo ballerino. Sono la coppia più bella della danza. L’incontro avviene nel 2012. Non proprio un colpo di fulmine. Lei: «Eravamo in gara nello stesso concorso, al Teatro Manzoni di Milano. Ci siamo guardati come si guarda un avversario. E lui e il suo gruppo non mi hanno nemmeno salutata, questo me lo ricordo. Poi, nel 2014, io ero ormai alla Scala e anche Tima è entrato nel corpo di ballo». Lui: «La mia maestra mi aveva avvisato: “Sai chi è la prima ballerina? Quella ragazza contro la quale hai perso al Mab”».

C’erano le premesse per detestarvi al primo sguardo.

Timofej: «Sono arrivato, mi sono presentato, siamo diventati colleghi. Già dopo poche settimane un po’ la corteggiav­o. Lei ci ha messo quattro mesi ad accorgerse­ne».

Era poco incisivo il corteggiam­ento o troppo distratta Nicoletta?

Nicoletta: «Ho sempre pensato che bisogna distinguer­e fra vita privata e lavoro e non avrei mai immaginato di avere un marito collega. Il nostro è un rapporto nato sulla scena, ci hanno accoppiato, io stavo molto bene con lui anche dopo le ore di lavoro, ma non mi veniva in mente altro. Quando ho capito le sue intenzioni, ho avuto paura di rovinare il rapporto e mi sono allontanat­a».

Timofej, cosa l’ha spinta a insistere?

«Non so dirlo, ero anche giovane, so solo che non volevo mollare, mi interessav­a conoscerla, avvicinarm­i sempre di più».

Quello del ballerino è un mestiere romantico. Quanto romanticis­mo ha messo in campo?

«Le portavo i fiori, la accompagna­vo al tram, a casa. E poi le ho chiesto la mano in quel modo... Non l’avrei mai immaginato».

La dichiarazi­one sul palco non era la replica di qualcosa già accaduto prima?

«Totalmente no. È stata un’idea di Roberto Bolle. Siamo amici, mi ero confidato con lui, gli avevo detto che volevo chiederle la mano e lui, qualche giorno dopo, mi propone di farle la proposta all’arena. Gli ho risposto: ci dormo su».

Nicoletta: «Anche perché, quando qualcuno ci chiedeva se ci saremmo sposati, Tima aveva sempre detto che l’avrebbe fatto solo quando tutti avrebbero smesso di chiedercel­o e che sarebbe stato un momento solo nostro».

Timofej: «Poi ho pensato che il teatro è la nostra seconda casa: per noi, il palco è un luogo sacro, dove proviamo emozioni forti, non facilmente dimenticab­ili. Lì è iniziato tutto, lì sta continuand­o. Ho detto sì a Roberto e abbiamo iniziato a ragionare su come fare tutto di nascosto, ho nascosto l’anello in una cassa acustica».

Non ha avuto paura che Nicoletta dicesse no davanti a tutti?

«Ne sarei uscito distrutto sia se fosse accaduto davanti a tredicimil­a persone, sia se fossimo stati da soli. O magari mi avrebbe detto no perché, tanto, eravamo da soli».

Quando ha sfoderato l’anello, lei piangeva, Nicoletta rideva.

Timofej: «Il suo era un misto di riso e pianto».

Nicoletta: «Ero davvero in stato di shock».

C’è un balletto che più di tutti ha contribuit­o a farvi innamorare?

Nicoletta: «Giselle è stato il primo fatto insieme e ha creato il nostro rapporto. Era il debutto per entrambi, e negli anni ci ha accompagna­to più volte, alla Scala e in tanti teatro del mondo. Ci ha unito e dato l’opportunit­à di evolvere. E poi ci sono stati Romeo e Giulietta e La dama delle camelie: storie d’amore drammatich­e, molto forti, intense da vivere, perché raccontano la verità di un amore».

Il vostro amore sembra non avere niente di drammatico.

Nicoletta: «Di drammatico no, ma anche la felicità è intensa e forte».

Timofej: «Anche la complicità lo è: preparare sempre nuove coreografi­e porta via tante energie fisiche e mentali e la sera non è che l’altro non è stanco, dobbiamo gestire la nostra stanchezza, le nostre emozioni e quelle dell’altro. Ci dobbiamo sostenere tanto reciprocam­ente».

Cosa avete trovato l’uno nell’altro?

Nicoletta: «Abbiamo caratteri totalmente diversi ma essere così diversi ci permette di essere felici insieme, compensarc­i è una salvezza. Ho trovato una persona capace di farmi distrarre: mi sentire che, usciti dal teatro, il lavoro è chiuso e la vita è un’altra».

Timofej: «Io sono istintivo, sbadato, lei è l’opposto, quello che non va secondo i piani la destabiliz­za mentre a me diverte, quindi lei incanala il mio istinto e la mia energia mentre io, se qualcosa non va come dovrebbe le faccio scoprire che l’imprevisto potrebbe essere ancora più bello».

Essere diversi significa anche discutere, litigare?

Timofej: «Certo. Per esempio per che cosa mangeremo stasera».

Nicoletta: «Per cose di poca rilevanza. E il fatto di dover condivider­e anche il lavoro ci porta a evitare i litigi gravi, i motivi di tensioni che possono ripercuote­rsi sul palco».

In casa, come siete messi a parità, la vostra generazion­e la pratica alla perfezione?

Nicoletta: «Ognuno ha i suoi compiti io cucino, lui aiuta; lui stira, io no. C’è la parità anche perché arriviamo a casa stanchissi­mi e c’è la gara a fare tutto presto».

Come immaginate il vostro futuro fra dieci, venti, trent’anni?

Nicoletta: «L’ultimo anno è stato così intenso che faccio fatica a pensare oltre il prossimo. Sono stata promossa étoile, mi sono sposata, solo adesso comincio a godere di quello che mi è successo».

Timofej: «Io so che, in pensione, non voglio vivere a Milano: amo troppo il mare. Faccio apnea, immersioni, e anche Nico lo ama».

Avere figli è un dilemma, un desiderio, un programma, un optional?

Nicoletta: «Non c’è mai il momento giusto, abbiamo sempre un balletto, una nuova opportunit­à, ma credo che, quando è il momento, la vita te lo dica. Io ci tengo ad avere una famiglia, Tima anche».

Come si riconosce un amore vero?

Nicoletta: «Bisogna innanzitut­to darsi tempo. È la resistenza negli anni che lo rende vero».

Timofej: «Perché non ci si dimentica mai di essere una squadra, nemmeno mentre stai preparando la cena».

A proposito, che cosa mangerete stasera?

Timofej: «Lei è bravissima con la cucina pugliese. Fa buonissimi riso patate e cozze».

Nicoletta: «Non è il mio piatto forte però».

Timofej: «La tua zuppa di pesce è straordina­ria».

Nicoletta: «Le cime di rape, quelle le faccio sempre».

Timoferj: «Il polipo a pignata lo hai fatto una volta sola».

E lei cucina qualcosa di lettone?

«Come dicevo, l’importante è fare squadra, io la aiuto a tagliare la cipolla».

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32 anni, nata a Galatina, nel Leccese, e Timofej Andrijashe­nko, 29 anni, originario di Riga, in Lettonia
Insieme Nicoletta Manni, 32 anni, nata a Galatina, nel Leccese, e Timofej Andrijashe­nko, 29 anni, originario di Riga, in Lettonia

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