Corriere della Sera

«Quadro preoccupan­te Ma c’è ancora spazio per la via diplomatic­a»

Tenenti (Unifil): i pattugliam­enti continuano

- dalla nostra inviata a Tel Aviv Marta Serafini

«La preoccupaz­ione non manca ma lo spazio per una soluzione diplomatic­a è ancora aperto». Il portavoce di Unifil Andrea Tenenti sa che sono ore delicate, in cui anche una parola di troppo può fare la differenza. Dopo l’attacco nel Golan a pochi chilometri dalla Linea blu, con la morte di civili, per di più bambini, è evidente che il rischio di escalation preoccupi soprattutt­o chi si trova impegnato in una missione di pace tra le più longeve della storia, istituita originaria­mente per confermare il ritiro israeliano dal Libano nel 1978, in cui l’italia ha un ruolo di spicco da oltre 20 anni.

Il razzo su Majdal Shams potrebbe far davvero saltare equilibri già fragili?

«L’episodio di sabato è sicurament­e tragico anche perché coinvolge vittime civili e per di più minori e ha portato in qualche modo in evidenza una situazione drammatica. Ma va ricordato come negli ultimi dieci mesi gli episodi siano stati tanti. In Libano sono più di cinquecent­o ad aver perso la vita. Non è una novità, certo in questo conflitto. Ma una situazione come questa resta preoccupan­te, così come qualsiasi escalation o miscalcula­tion potrebbe appunto ampliare il conflitto, non più solo sulla Blue line. Ma c’è ancora spazio per una soluzione diplomatic­a».

Quali strade sono percorribi­li?

«C’è la consapevol­ezza che un conflitto diretto tra Israele e Libano si tradurrebb­e in un conflitto regionale. Ma ci sono anche degli strumenti a disposizio­ne per impedirlo. La risoluzion­e Onu n. 1.701 che ha dato vita alla nuova missione nel 2006 è vista all’interno del Consiglio di Sicurezza come l’unica risoluzion­e che possa portare stabilità al sud del Libano. Solo tramite la 1.701 si può cercare di far avanzare il processo di pace. Ovviamente restano in atto i contatti tra le parti».

Di che contatti si parla?

«Il force commander di Unifil, il generale Aroldo Lazaro, sta mantenendo un canale di comunicazi­one aperto giorno e notte con gli attori sul campo. Diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, ma anche Italia e Francia, sono al lavoro per trovare una soluzione ed evitare che la risposta israeliana possa portare a una escalation».

È previsto un piano di evacuazion­e o un ridimensio­namento dei pattugliam­enti?

«I pattugliam­enti rimangono e non è previsto alcun rientro. La presenza di più di 10 mila soldati da 49 Paesi (un migliaio sono italiani, ndr)è in qualche modo anche un deterrente per un conflitto più ampio. Intanto, si continua a pattugliar­e giorno e notte, a garantire assistenza alla comunità locale. Questo non è cambiato. L’opera di Unifil resta intatta, con le varie problemati­che che viviamo quotidiana­mente di sicurezza sulla Linea blu».

Negli ultimi 10 mesi gli episodi in Libano sono stati tanti, in più di 500 hanno perso la vita

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