Autonomia e più peso, il calcio chiede a Gravina una svolta
Autonomia stile Premier League, rappresentanza più ampia e nuove leggi speciali per un’organizzazione più libera. Oggi si radunano i club di serie B per affiancare la Lega di A e serrare le fila contro il diktat della Figc: i «pro» del calcio compatti sotto la stessa bandiera che sventola come il ricorso inoltrato dalle 20 squadre di A contro la delibera con cui il presidente federale, Gabriele Gravina, in prospettiva delle elezioni nell’assemblea del 4 novembre, ha blindato pesi attribuiti alle singole componenti del Consiglio, di fatto congelando lo status quo. I legali cui il presidente della serie A, Lorenzo Casini, ha affidato la missione di impugnare la delibera al Tribunale federale nazionale, stanno affinando il ricorso con la regola di ingaggio di consegnarglielo pronto, cioè solo da firmare e depositare, in tempo per il summit di domattina in via Allegri, quando tutto il calcio (e pure il ministro dello Sport Andrea Abodi in veste di garante) convergerà per trovare un punto di equilibrio che consenta di non far saltare il banco. Come? Con un impegno formale che i club vogliono strappare al presidente federale affinché venga varata una riforma complessiva che segua la logica dell’emendamento al decreto Sport firmato dal deputato di FI Giorgio Mulè, dove si riconosce alle leghe professionistiche una rappresentanza negli organi federali proporzionale al «contributo economico apportato al relativo sistema sportivo». In pratica, chi porta più soldi, «pesi» di più grazie a regole nuove: uno statuto speciale calibrato sulla portata economica dei club come in Premier, un’autonomia organizzativa che non abbia bisogno della ratifica della Figc e una rappresentanza maggiore nel Consiglio. La Figc, pur facendo filtrare disponibilità a ridisegnare la formula dei pesi appena congelata con la delibera, conferma l’indisponibilità di derogare al «rispetto delle norme contenute nello Statuto». Quindi, si può trattare, ma nell’alveo delle attuali regole: alla Lega di A il 20% dei voti, cioè 5 scranni anziché i 3 attuali. Ma per i club, che muovono i conti del sistema, i pro non possono scendere al di sotto del 50% dei voti (cioè 10 scranni di cui almeno 7 alla serie A). A meno che Gravina non firmi l’impegno su regole nuove.