Pogacar predatore Tutti i segreti
Il Tour a un uomo macchina, un atleta eccezionale Batte Vingegaard nell’ultima salita , poi gli tende la mano
a fondo il metabolismo di un atleta per svelarne segreti poco noti alla fisiologia e modificarne le qualità già nobilissime. Se vogliamo intuire il segreto del dominio assoluto, quasi violento di Tadej Pogacar nel ciclismo senza dar adito ai soliti sospetti, dobbiamo capire come, dopo test sofisticati e ripetuti fino all’ossessione in allenamento, il suo organismo si sia adattato a consumare in maniera completamente diversa l’energia assunta con il cibo trasformandola in benzina così potente da farlo diventare una macchina invincibile.
Prima di procedere, però, quantifichiamo il domino del re del Tour: dopo quattro vittorie di tappa per ko, la quinta dello sloveno nell’edizione 111 ieri è arrivata con un crudele colpo di grazia. A 200 metri dal Col de la Couillole, l’ultima salita della Grande Boucle, la maglia gialla e Jonas Vingegaard procedevano affiancati, il primo certo della terza vittoria, il secondo della piazza d’onore: Evenepoel che lo insidiava era battuto, Jonas l’aveva staccato senza il minimo aiuto del rivale. Idea comune in sala stampa: Tadej ha stravinto, ora regalerà al danese la tappa, nobile gesto verso chi tre mesi fa era in sala rianimazione dopo un incidente terribile. E invece, scatto violentissimo, altri 7” guadagnati. Pogi aspetta il rivale per stringerli la mano, Vingo umiliato ricambia gelido. Il Nuovo Cannibale non fa sconti, oggi a Nizza vuole prendersi anche la cronometro.
I suoi numeri sono spaventosi, nessuno come Tadej aveva mai vinto un terzo delle corse a cui partecipa in stagione. Lo stratega dietro alle modifiche di serbatoio, carburante e potenza di Tadej Pogacar è il 53enne Inigo San Millàn, ricercatore basco di stanza negli Usa che si occupa di terapia del cancro e campioni dello sport. Semplificando, per San Millàn non conta la gittata di «benzina» che arriva sotto forma di ossigeno ai muscoli trastudiare mite il sangue (teoria classica del massimo consumo di ossigeno che mescola genetica e allenamento) ma contano la sua quantità complessiva, la sua ricchezza in «ottani» e sopratutto il meccanismo di trasformazione in potenza.
Con un piano che lui chiama metabolomico (la scienza che studia metaboliti negli organismi) San Millan ha mappato come e in ogni possibile situazione (caldo, freddo, salita, pianura, dopo x ore di corsa) ogni singola cellula dei muscoli di Poga trasformi in energia ossigeno per darle in quel momento la benzina specifica migliore, come in un rabbocco continuo, per poterla rendere al massimo.
Di Pogacar, San Millan ha tracciato una mappa metabolica (gestita ora da un nuovo coach) che permette di alimentare in modo differenziato le cellule. Nei lunghi ritiri in altura, il sangue dello sloveno viene analizzato in modo continuativo (anche con il metodo di misura della massa di emoglobina, quello con il monossido di carbonio) in modo da prevedere la reazione dell’organismo in ogni possibile situazione, con ogni condizione meteo, permettendo allo sloveno (come si è visto in questo Tour) di sapere esattamente dove scattare, a che ritmo e per quanto tempo. «Possiamo gestire alla perfezione tutto quello che misuriamo» spiega San Millan.
L’uso di «benzina arricchita» che rende Pogi invincibile è la conseguenza degli studi fatti su di lui: se un corridore «normale» può trasformare in energia al massimo 55 grammi di carboidrati l’ora, Poga è allenato ad assorbirne 80 o 100. Questo gli permette di aiutare un’altra qualità rarissima nei suoi muscoli: la capacità di smaltire in tre quattro minuti — spiega San Millan — la stessa quantità di acido lattico che i suoi rivali eliminano dai muscoli in venti minuti.
La forza di Pogacar è mentale: per reggere senza impazzire meccanismi così complessi e pesanti di gestione del ritmo, dell’alimentazione (tot calorie, tot grammi a tavola determinati dal computer di bordo), del recupero e continue batterie di test bisogna saper far volare la testa con leggerezza abbinata a determinazione mostruosi.