Trump, primo comizio dopo gli spari «Non sono un pericolo, vinceremo»
L’ex presidente fra i sostenitori al chiuso e con controlli rafforzati. La telefonata con Zelensky
GRAND RAPIDS (MICHIGAN) «La scorsa settimana mi sono preso un proiettile per la democrazia», ha detto Donald Trump rievocando l’attentato alla sua vita. «Siamo un movimento, più unito che mai. Sono accadute cose che non permetteremo che accadano ancora — ha aggiunto ripetendo velatamente l’accusa senza fondamento di brogli nelle elezioni del 2020 —. Insieme lotteremo, lotteremo, lotteremo! Insieme vinceremo, vinceremo, vinceremo!».
Una fila di almeno un chilometro si era formata ieri nel centro di Grand Rapids, in Michigan, Stato che il partito democratico deve assolutamente vincere se non vuol essere sfrattato dalla Casa Bianca. Dalle 8 del mattino i sostenitori di Trump avevano aspettato in fila sperando di riuscire a conquistarsi uno dei 12mila posti nell’arena della terza città del Michigan per assistere alle 5 del pomeriggio al comizio del loro presidente, affiancato per la prima volta dal suo nuovo vice, il senatore dell’ohio J. D. Vance. Vance ha parlato del caos nel partito rivale già prima dell’evento: «Se Biden non può correre per la Casa Bianca, non può neanche essere presidente, deve dimettersi», ha scritto su X. Facendo il suo ingresso nel palazzetto strapieno sulle note country di «America First» di Merle Haggard, Vance ha preso di mira Kamala Harris, che il team di Trump vede come la favorita a sostituire Biden. «Alla vicepresidente non piaccio. Ha detto che non solo fedele a questo Paese. Non lo so, Kamala…. Io ho servito nei Marines e sono un imprenditore. E tu?», ha detto mentre la folla gridava «U.S.A.! U.S.A.!». «Cosa hai fatto tu a parte prendere assegni e presiedere ad uno dei più grandi disastri di questa amministrazione, quello dell’immigrazione?». Poi un’ora di musica — da Bocelli e Pavarotti ai Queens a Dancing Queen degli Abba — con gli spettatori che facevano la ola in attesa di Trump, che ha calcato i tipici temi — l’immigrazione definita «invasione», la critica delle auto elettriche «anche se adoro Elon Musk» — e poi ha fatto una sorta di gioco con i fan chiedendo: «Contro chi preferireste correre? Kamala? Biden? A me piacerebbe correre contro la terribile governatrice di questo Stato (Gretchen Whitmer, ndr)».
È stato il suo primo comizio dall’attentato. Al chiuso: da qui alle elezioni quelli all’aperto saranno assai limitati. All’ingresso bisognava superare controlli più rigidi del solito, tranne per noi giornalisti accreditati: vietati, a differenza che in passato, persino borse piccole dimensioni e cartelli. Gli agenti erano più numerosi: dai servizi segreti ad ogni tipo di poliziotti in bici e a cavallo. Quando un automobilista è passato a velocità mostrando il dito medio, una macchina della sicurezza ha fatto inversione a U per seguirlo. L’allerta non è aumentata solo ai comizi: prima dell’atterraggio di Trump in New Jersey, al ritorno dalla convention di Milwaukee, un elicottero ha sorvolato decine di volte l’aeroporto.
Nel discorso di giovedì alla convention, Trump si è vantato di «poter porre fine alle guerre con una telefonata». Il giorno dopo ha parlato con Zelensky: «Un’ottima telefonata», l’ha definita, contento che Zelensky lo abbia contattato; ha ripetuto che, da presidente, spingerà per negoziati che portino ad un accordo di pace tra Russia e Ucraina, senza però spiegare a quali condizioni. Il presidente ucraino scrive sui social che Trump ha «accettato di discutere in un incontro personale i passi che si possono fare per rendere la pace giusta e davvero duratura». Zelensky lo ha invitato a Kiev e gli ha chiesto di «non credere ai rappresentanti di Paesi che giustificano le azioni di Putin, perché non ci sono giustificazioni: è un comune assassino», spiega il portavoce Serhii Nykyforov. E Trump avrebbe risposto che Zelensky non deve credere alle «fake news» secondo cui il suo ritorno alla Casa Bianca aiuterebbe la Russia.
I leader mondiali si svegliano questa settimana con un Trump rafforzato dalla convention: alcuni si preparano a quello che vedono come un suo inevitabile ritorno al potere. Secondo Bloomberg, c’è anche preoccupazione in molte capitali che la fragilità di Biden possa danneggiare la postura degli Stati Uniti nel mondo. Ci sono tre gruppi, scrive il Guardian: gli ottimisti, come britannici e tedeschi, che credono che il Trump 2.0 sarà comunque aperto alle spinte persuasive dell’europa nonostante la scelta come vice di Vance (contrario a nuovi aiuti a Kiev); poi ci sono gli scettici come il francese Macron; e un terzo gruppo, più ampio oggi che nel 2016, di simpatizzanti di Trump (il più esplicito Orbán). Un rischio è che le divisioni europee portino alla mancanza di coerenza e ad accordi bilaterali Paese per Paese.
L’invito a Kiev Invitato da Zelensky, il tycoon dice che il suo ritorno alla Casa Bianca non aiuterebbe Mosca