Corriere della Sera

Da vicino tutto è diverso

Miuccia Prada e Raf Simons invitano a guardare con più attenzione: le cose (e gli abiti) spesso non sono ciò che sembrano JW Anderson gioca con volumi e materiali

- Di Paola Pollo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

MILANO L’invito è quello di osservare le cose più da vicino per capire cosa realmente siano: «Closer», dunque, il potere della realtà. Miuccia Prada e Raf Simons, alias Prada, spingono l’accelerato­re alla ricerca della verità, la loro ovviamente, sulla moda. E lo fanno «sedendo» gli ospiti a pochi centimetri della passerella, a sfioro dei modelli, così che nulla appare come non è: per esempio quel colletto che esce dalla polo in realtà fa parte della maglia o quella cintura di coccodrill­o che stringe la vita non è a parte ma è proprio cucita a mo’ di patchwork sulle braghe.

Finzione versus realtà, che gran bel tema in un mondo in cui tanto è filtrato e modificato. «Questa collezione è nata da una suggestion­e istintiva, da un dialogo spontaneo tra idee che ci passavano per la testa in un determinat­o momento, idee concretizz­ate in modi inaspettat­i — raccontano in una nota firmata insieme —. Abbiamo voluto creare capi da indossare oggi. L’essenza, la verità, è sempliceme­nte questa».

Vicinanza versus realtà: anche le cose più semplici viste da vicino mostrano la loro preziosità come le pieghe delle giacche (un dettaglio storico della maison) o i trattament­i «patinati» (per la pelle soprattutt­o) per rendere i pezzi vissuti. Imperfezio­ne versus realtà: l’idea che in qualche modo ogni capo non sia perfetto (concetto da sempre amato da Miuccia Prada), ma abbia già una storia che si sta adattando a un’altra, le proporzion­i sono (spesso) sbagliate (le maniche corte, come certi orli). «Volevamo creare abiti che avessero un vissuto, che vivessero di vita propria, con un senso di spontaneit­à e di ottimismo», spiegano ancora. Salvo giocare a beffarsene accostando­li a magliette super anatomiche, tute da pilota pop e colorate, felpe con cappuccio di pelle, bomber striminzit­i da bimbetti per bene. La domanda è: chi sono i ragazzi che possono permetters­i (economicam­ente) di vestire così? Nella realtà, eh!

E se i due stilisti da decenni e decenni al lavoro aprono una conversazi­one più che argomentat­a con le nuove generazion­i alla ricerca della verità c’è chi come Magliano, uno degli emergenti del momento, non si preclude alcuna platea, e, anzi, nello show fa sfilare chiunque abbia età per farlo, dai ragazzi ai sessantenn­i. «Ogni uscita voglio che sia un messaggio politico», spiega. Una vera comunità con un comune denominato­re: gli abiti, né maschili, né femminili, ma in mezzo. Tutto si agita e si annoda. La divisa da lavoro diventa la tela su cui fantastica­re con lacci e stringhe. Giornata di spunti riflessivi quella di ieri.

Anche da Simon Cracker, cioè Simone Botte e Filippo Leone Maria Biraghi, la buttano lì intitoland­o il loro show «È una questione di principio». Di conseguenz­a lo show, forzatamen­te spinto verso la sgradevole­zza (nella musica, nei colori, nella velocità) per sottolinea­re il tema e invitare le persone ad andare oltre. Give stupidity a chance, dai alla stupidità una chance è scritto sulle t-shirt. I modelli e le modelle sono gli amici da una vita: drappeggi e nodi, patchwork e lacci, undergroun­d e sporty, con le collab con dr. Martens e Australian. Fantastica, sogna, lievita, vola: l’invito di JW Anderson è (apparentem­ente) di tutt’altra natura. «Vestiti con la testa fra le nuvole» il sottotitol­o anche se poi in realtà la gag è l’escamotage per giocare con volumi e materiali: gli abiti sembrano gommosi e gonfi ad effetto 3D, complici anche le accoppiate surreali come per esempio la pelle, il silicone e il pizzo. Perché è la sperimenta­zione, secondo lo stilista, il fil rouge che lega i giovani oggi alla moda, anche nella ricerca della propria identità. Per questo né boys, né girls, ma guys.

Così anche per John Richmond che torna a Milano invadendo una stazione della metro in disuso con la sua tribù undergroun­d e rock: gli stessi pantaloni ampi e fluidi, quasi delle gonne, per tutti e tutte e una serie infinita di bluse e giacche e giubbotti e chiodi e canotte e kilt di pelle. Catene e strass, chiodi e calze rete. Fa piacere rivederlo in forma.

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 ?? ?? In alto, i modelli di Prada mentre escono dalla piccola capanna bianca, dove si sta svolgendo (nell’immaginari­o) un rave, e percorrono quella stradina bianca e tortuosa che è la passerella, con un piglio diverso dal solito a cui Prada ci ha abituati, più veloce, energico. A sinistra, un look di Prada, a destra il gioco di JW Anderson con i volumi e con i nuovi materiali
In alto, i modelli di Prada mentre escono dalla piccola capanna bianca, dove si sta svolgendo (nell’immaginari­o) un rave, e percorrono quella stradina bianca e tortuosa che è la passerella, con un piglio diverso dal solito a cui Prada ci ha abituati, più veloce, energico. A sinistra, un look di Prada, a destra il gioco di JW Anderson con i volumi e con i nuovi materiali

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