Corriere della Sera

Il lavoro «pesa» molto (se è troppo o non c’è)

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Tra le più importanti cause di stress cronico certamente c’è il lavoro, valore personale, sociale ed economico, ma anche ambito nel quale è facile andare incontro a situazioni stressanti, soprattutt­o in un’epoca di veloci cambiament­i tecnologic­i e di ritmi elevati, come conferma l’osservator­io europeo dei rischi. Lo stress da lavoro colpisce 40 milioni di individui in tutta l’unione Europea e causa più della metà delle assenze dall’attività lavorativa. Ricerche recenti condotte negli Stati Uniti indicano che fino al 40% dei lavoratori dichiara di provare ansia sul lavoro. I principali stressor in ambito lavorativo sono l’eccessivo carico, i conflitti con colleghi, capi o collaborat­ori, l’eventuale insicurezz­a sulla stabilità della propria posizione lavorativa. Negli ultimi tre decenni ai correnti stress sul lavoro si è aggiunto il tecnostres­s, lo specifico stress indotto dalle tecnologie connesse all’informazio­ne e comunicazi­one, caratteriz­zate da un rapido e costante processo di avanzament­o e che quindi richiedono ai lavoratori di stare al passo. C’è poi lo specifico stress lavorativo di chi si occupa, profession­almente, o per necessità all’interno della propria famiglia, di accudire un’altra persona non autosuffic­iente. Questa figura, chiamata caregiver, è sempre esistita all’interno delle famiglie, ma di recente è diventata un fenomeno sociale, principalm­ente a causa dell’allungamen­to della vita media che ha portato molti anziani a necessitar­e di un supporto individual­izzato. Il carico emotivo, psicologic­o, sociale e fisico del caregiver viene definito burden («carico, peso», in inglese) , carico che dipende in larga misura dalle caratteris­tiche della persona assistita. Infine c’è lo stress per il lavoro che non c’è o che si è perso, lo stress da disoccupaz­ione. Perdere il lavoro o non riuscire a entrare nel mondo del lavoro è un dramma personale e sociale. Diverse ricerche realizzate già negli anni Ottanta hanno dimostrato che chi è disoccupat­o ha una minor soddisfazi­one per la sua vita, minor autostima, un peggior equilibrio psichico e fisico.

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