Ramaphosa presidente «Governo di unità, come Mandela nel 1994»
In Sudafrica l’accordo tra l’anc e Alleanza Democratica
Come trent’anni fa, come mai prima d’ora: il Sudafrica avrà un governo di unità nazionale sotto la guida di Cyril Ramaphosa, che mercoledì 19 giugno giurerà nel palazzo presidenziale di Pretoria confermandosi azzoppato successore di se stesso. Dopo 14 ore di seduta, nella notte tra venerdì e sabato, l’african National Congress (Anc) e Alleanza Democratica (Ad), i due principali partiti in Parlamento da sempre acerrimi avversari, hanno raggiunto un fragile accordo di collaborazione che comprende l’inkatha Freedom Party di matrice zulu e Alleanza Patriottica retta da un ex rapinatore di banche.
L’intesa ha permesso la rielezione del 71enne Ramaphosa, salutata con favore da Usa, Russia e Ue. All’opposizione restano l’mk (Lancia della nazione, 15% alle urne) dell’ex presidente Jacob Zuma, che aveva ordinato ai suoi 58 deputati di non presentarsi alla prima seduta del Parlamento, e i Combattenti per la libertà economica (Eff, 10%) di Julius Malema, che ha bollato lo gnu (government of national unity) come un matrimonio di convenienza senza futuro.
«Siamo già stati in una situazione simile nel 1994 — ha detto Ramaphosa nel suo discorso alla Camera —. Allora cercavamo di unire il Paese. Ora ci uniamo perché il popolo così si è espresso».
Alle elezioni del 29 maggio per la prima volta l’anc è sceso sotto la maggioranza assoluta, toccando il 40%. Per governare ha scelto di guardare alla destra liberista piuttosto che alla sinistra populista. Escluso l’mk di Zuma, che odia Ramaphosa. Esclusa una collaborazione Ffe-ad, per i veti incrociati. Alleanza Democratica, secondo partito con il 22%, da molti considerato paladino degli interessi dei bianchi (l’8% dei 60 milioni di abitanti) per la prima volta si troverà nella stanza dei bottoni. Trent’anni fa fu l’alleanza obbligata dei Nobel, Mandela e de Klerk, a sancire la fine dell’apartheid. Oggi è la disastrosa situazione economica e dei servizi a venir descritta come collante: «Porteremo la nostra competenza per risolvere i guai dei sudafricani», ha spiegato il leader di Ad, John Steenhuisen. Il suo partito guida Città del Capo e il Western Cape, la provincia meglio governata.
Nei prossimi giorni, serrate trattative per i ministeri. Le divisioni sono notevoli. Ad favorisce il libero mercato, vorrebbe ridurre le spese dello Stato sociale, è contraria al sistema sanitario nazionale. Ramaphosa non può scontentare la sua ala sinistra e il potente sindacato Cosatu. Eppure per i problemi del Paese (uno per tutti: disoccupazione giovanile al 60%) l’alleanza «modello 1994» è la migliore possibile. Per l’ex Nazione Arcobaleno può essere l’inizio di una nuova era, o l’ennesima prova incolore.