Corriere della Sera

Ma da Putin nessun segnale: le sue condizioni sono irricevibi­li

Il Cremlino è convinto di avere «il vento dell’attualità» a favore

- Di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO INVIATO

BURGENSTOC­K Vladimir Putin non ha inviato nessuno qui, tra le montagne e i laghi di Lucerna. Fin da gennaio scorso, quando Volodymyr Zelensky e la presidente della Confederaz­ione elvetica Viola Amherd lanciarono l’idea del vertice, Putin aveva fatto sapere di non essere interessat­o. I cinesi lo hanno coperto politicame­nte, sollecitan­do ucraini e russi a trovarsi a «metà strada». Già, ma come convincere Putin a percorrere il suo tratto? Non si vedono segnali in questa direzione. Anzi, l’altro ieri, alla vigilia del summit svizzero, il leader russo si è prodotto in un’altra provocazio­ne: «Sono pronto non solo a congelare il conflitto, ma a porvi fine per sempre». Quali sono i termini del negoziato? «Gli ucraini si ritirino dalle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzh­ia». Inoltre «rinuncino a entrare nella Nato». Segue un invito: «Noi esortiamo a voltare questa tragica pagina della Storia e a ripristina­re gradualmen­te le relazioni con l’ucraina e l’europa»; poi una minaccia: «Se l’occidente e l’ucraina rifiuteran­no, si assumerann­o la responsabi­lità della continuazi­one dello spargiment­o di sangue».

Sono chiarament­e condizioni irricevibi­li. Tuttavia le parole di Putin vengono analizzate con attenzione dalle diplomazie europee. Una delle interpreta­zioni è che il leader russo chieda quattro territori, per altro non totalmente occupati dalla sua armata, per ottenere comunque qualcosa. Ma che cosa vuole in concreto: parte del Donbass? Il corridoio terrestre che collega la Russia alla Crimea? Gli ucraini, a questo punto, non sono disposti a cedere nulla.

Il Cremlino è convinto di avere a suo favore il vento se non della Storia, almeno dell’attualità. Osserva con soddisfazi­one le difficoltà politiche di Emmanuel Macron e di Olaf Scholz, ora fautori della linea più intransige­nte nei confronti di Mosca. E naturalmen­te spera, come minimo, in un affievolim­ento del sostegno americano, dovesse arrivare Donald Trump alla Casa Bianca.

Ma anche questa volta, come era già successo il 24 febbraio 2022, il giorno dell’attacco all’ucraina, il suo calcolo potrebbe rivelarsi errato. Una prima verifica potrebbe arrivare proprio da qui, dal summit elvetico. Anche tra i Paesi del Sud Globale, dall’africa al Sud America, sta crescendo la «stanchezza» rispetto alla guerra. Gli occidental­i sperano che questi Stati, dall’india al Sudafrica, comincino a fare pressione su Putin.

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