L’alfa Romeo torna a casa
Si chiama Milano la nuova vettura del Biscione. Nel capoluogo lombardo lo storico marchio sportivo vide le sue origini nel 1910
Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. L’alfa Romeo ha Milano nel sangue. Era il 24 giugno del 1910 quando il marchio veniva fondato nella città meneghina, legandolo per sempre a Milano e all’italia.
114 anni dopo, Milano è diventato il nome proprio di una delle Alfa Romeo più importanti, visto che le dimensioni (4,2 metri di lunghezza, 1,8 di larghezza e 1,5 di altezza) la fanno correre nel campionato più competitivo in Europa: quello delle Suv compatte. Le vendite della Milano, la prima Alfa Romeo (anche) elettrica della storia, saranno decisive per il ritorno di auto più emozionali nel futuro: «Vogliamo fare anche coupé, spider e auto ancora più poscuri tenti e attrattive — spiega Jean-philippe Imparato, Ceo di Alfa Romeo —. Ma i conti devono quadrare. Puntiamo tanto sulla Milano e stiamo procedendo al ritmo di quasi un nuovo modello ogni anno: la Tonale nel 2022, adesso la Milano, nel 2025 la nuova Stelvio e nel 2026 la Giulia, entrambe verranno prodotte in Italia, a Cassino».
L’italianità è il tema che ha acceso le polemiche tra il gruppo Stellantis (di cui Alfa Romeo fa parte) e il Governo. L’alfa Romeo Milano è prodotta a Tychy, in Polonia, insieme con la Fiat 600 e la Jeep Avenger. Le ragioni? I costi dell’energia e del lavoro decisamente più bassi: «Costruirla in Italia avrebbe significato farla pagare 10 mila euro in più ai clienti — ha spiegato secco Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, durante la presentazione del modello. Questo non mette in dubbio l’italianità della Milano che è stata ingegnerizzata e disegnata in
Italia». Il passaporto della Milano ha acceso gli animi e la replica del ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso è stata pungente: «Un’auto chiamata Milano non si può produrre in Polonia. Lo vieta la legge italiana che nel 2003 ha definito l’italian Sounding, una norma che ha l’obiettivo di evitare indicazioni che possano indurre in errore il consumatore». Se la partita tra Governo e Stellantis è ancora aperta, la Milano ne gioca una tutta sua. Conquistare la platea più difficile in ambito automobilistico: gli alfisti. «È giusto essere così severi, perché Alfa Romeo ha una storia che va rispettata — racconta il capo del design Alejandro Mesonero-romanos —. Il nostro obiettivo non è piacere a tutti, volevamo fare un’auto di carattere, diversa dalle altre e con una personalità forte». Il tratto più distintivo è il nuovo scudetto del frontale che ha il Biscione riprodotto graficamente nelle versioni più sportive o, in alternativa, la firma Alfa Romeo in diagonale. «L’auto non ha una sola superficie piatta. Tra le compatte è la più aggressiva, non ho dubbi», continua Mesonero.
Anche gli interni sono sportivi, si sta seduti in basso, nonostante sia un piccolo Suv, e i materiali sono di buona qualità. Prevalgono i colori con l’alcantara protagonista negli allestimenti più ricchi, mentre il quadro strumenti è racchiuso nei due mitici elementi circolari, per gli alfisti «il cannocchiale». Inedita l’impostazione della consolle, con il display dell’infotainment orientato verso il guidatore.
La Milano è ibrida o elettrica. Nel primo caso il motore è un 1.2 tre cilindri a benzina di origine Peugeot e la potenza è di 136 cavalli, con la possibilità, a fine anno, di avere anche la trazione integrale (Q4). L’elettrica può contare su una batteria da 54 kwh, 410 chilometri di autonomia e due potenze: 154 o 240 cavalli, questi ultimi dedicati alla variante più aggressiva Veloce. La Milano è già ordinabile e viene lanciata sul mercato con l’edizione Speciale. Entrambe le versioni si possono comprare con gli incentivi: l’elettrica parte da 39.500 euro, l’ibrida da 29.900 euro.