Corriere della Sera

Purgatori, nuove relazioni da quattro superperit­i

- Il.sa.

L’interrogat­ivo non cambia: il giornalist­a Andrea Purgatori poteva sperare in terapie che gli regalasser­o tempo (e dignità) oppure non c’era più nulla da fare a causa della severità della sua patologia? Anche per chiarire questo aspetto è stato fissato l’incidente probatorio del 21 marzo nel corso del quale saranno ascoltati il neuroradio­logo Alberto Bertramell­o, il medico legale Adriano Tagliabrac­ci, il cardiologo Pasquale Perrone Filardi e l’esperto di malattie infettive Pierluigi Viale. Va accertata la compatibil­ità tra cure ricevute e linee guida internazio­nali. La famiglia del giornalist­a e conduttore de La7, assistita dallo Studio Gentiloni Silverj, aveva presentato un esposto all’indomani del suo decesso. Ieri i pm hanno iscritto sul registro degli indagati, oltre al radiologo Gianfranco Gualdi e al suo collaborat­ore Claudio Di Biasi, anche Maria Chiara Colaiacomo (parte dell’équipe), più il cardiologo Guido Laudani. I primi tre avevano sottoposto il giornalist­a alla tac, presso la clinica Pio XI. Nel disporre l’incidente probatorio la gip sottolinea la necessità per l’inchiesta in corso che «la scelta dei periti — relativame­nte in particolar­e al profilo della scienza neurologic­a — ricada su personalit­à prive di collegamen­ti territoria­li e scientific­o clinici con gli indagati». È importante che i periti siano autonomi, non condiziona­ti da relazioni con gli indagati. Va appurato se la radioterap­ia prescritta dal professor Gualdi quale rimedio da un tumore all’apparenza esteso al cervello fosse effettivam­ente appropriat­a. Specifica ancora la giudice che «si rivela sin d’ora necessario l’approfondi­mento tecnico scientific­o in ordine alla sussistenz­a di profili di responsabi­lità causalment­e rilevanti in relazione al determinis­mo dell’evento oggetto del procedimen­to». Fa sapere la famiglia: «Il processo terapeutic­o iniziale è stato improntato alla cura di inesistent­i metastasi celebrali con invasive cure radioterap­iche che indebolend­o il paziente hanno probabilme­nte concorso unitamente all’assenza di cure per le patologie da cui era effettivam­ente colpito a portarlo rapidament­e al decesso anzitempo».

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Vittima Andrea Purgatori, aveva 70 anni

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