Dai murales di propaganda alla foto da fan con lo zar Jorit, l’artista filo-cremlino
A Sochi l’opera dell’italiano, dalla politica condanna bipartisan
«Posso fare una foto con lei per mostrare in Italia che è umano come tutti e la propaganda che diffondono ovunque non è vera e siamo tutti umani?». Quando Jorit pone questa domanda al presidente russo Vladimir Putin, non tutti riconoscono uno degli street artist più noti e contestati al mondo. Putin accetta. Foto e video (mentre dà il cinque a un vicino tra gli applausi di Sochi) invadono gli spazi pubblici. La Russia e l’italia sono unite dall’amore per l’arte e dal «desiderio di libertà», sottolinea lo zar citando Garibaldi ed è già la seconda volta in due settimane. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani rispedisce subito il messaggio al mittente, parlando di «propaganda» in stile Kgb.
È il 743esimo giorno dell’invasione dell’ucraina. Il volto di Ornella Muti, segnato come sempre dai graffi rossi che sono la firma di Jorit, campeggia sul muro di un palazzone dell’ex villaggio olimpico di Sochi. Le reazioni in Italia sono immediate. «Filo-russo», «anti Nato», «vergognati». Per molti il metà napoletano e metà olandese Ciro Cerullo, in arte Jorit, è un complice del regime. Per Carlo Calenda (Azione) «i dittatori hanno bisogno di utili idioti», per la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno (Pd) «deve essere aggiunto nella lista dei sanzionati Ue», cita il detto latino «pecunia non olet, ma trasuda sangue» il meloniano Federico Mollicone. Passerà alla storia probabilmente come l’artista che ha messo d’accordo tutto l’arco costituzionale. In realtà la strada di Jorit è più che accidentata. Cominciata con un viaggio in Africa che lo ha segnato: dal Maradona di San Giovanni a Teduccio a Napoli al viso di Jurij Gagarin sul grande palazzo stile sovietico di Odincovo, la sua «Human tribe». Nel 2015 viene arrestato: è a Betlemme per disegnare Ahed Tamimi, l’adolescente che si è ribellata all’idf, sul muro che divide la Cisgiordania da Israele. Ci riesce. Quel fermo durato 24 ore gli dà una enorme visibilità e l’accusa di essere nemico di Israele.
Nell’aprile del 2022, a poco più di un mese dall’invasione russa dell’ucraina, in Italia si discute della decisione dell’università Bicocca di Milano di sospendere un corso su Fedor Dostoevskij. Jorit, invece, è su un ponteggio a Napoli. Sta ultimando l’ultimo murales, sulla facciata dell’istituto Righi: il viso dello scrittore russo, in un occhio la bandiera del Donbass. È la prima volta che ufficialmente le strade dello street artist e di Putin si incrociano. Il presidente russo plaude all’opera. Jorit ne è lusingato. Intervistato da Corrado Formigli a Piazza Pulita, alla domanda «non è un nemico chi manda a uccidere i civili di Bucha?» Cerullo risponde: «Ma ricordiamoci che ci sono stati altri massacri, che questa guerra è iniziata prima nel Donbass». Passano mesi. Scompare dai radar. Il conflitto prosegue. L’11 luglio del 2023 annuncia sul suo profilo Instagram di aver completato un murales su un palazzo bombardato a Mariupol, la città ucraina occupata dai russi, a pochi metri dal teatro del massacro. Raffigura il viso di una bambina: negli occhi, ancora una volta, i colori della bandiera della Repubblica del Donec’k, riconosciuta solo dal regime di Putin. Alle sue spalle, le bombe con la scritta Nato.
"Posso fare una foto con lei per mostrare in Italia che è umano come tutti e la propaganda che diffondono ovunque non è vera e siamo tutti umani? Jorit