Salvini: diamo fastidio Si scopra chi pagava Ancora lite su de Raho
Il Pd: vicenda inquietante, ma no a strumentalizzazioni
«Fare chiarezza». È l’unico concetto condiviso dai rappresentanti di tutte le forze politiche. Per il resto il dossieraggio divide e fa litigare maggioranza e opposizioni. Furioso è Matteo Salvini che a nome della sua Lega, messa nel mirino da chi ha spiato e scaricato dati, avverte: «Vogliamo sapere chi erano i mandanti, chi pagava, chi incassava, su indicazione di chi. Sta emergendo qualcosa di sconcertante che non ha precedenti». Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, sollecita gli avversari a «non strumentalizzare politicamente una vicenda inquietante». Ma Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’italia al Senato, attacca duramente: «Chi sono i mandanti? Non possiamo dire con certezza sia il Pd, ma sappiamo che si è salvato».
Il numero «mostruoso» di accessi, parole di Raffaele Cantone davanti ai parlamentari della commissione Antimafia, genera allarme e innesca domande. «Quello che emerge è gravissimo — sostiene ancora Salvini —. La Lega è la più colpita e diffamata. Ma è gravissimo anche per migliaia di italiani normalissimi. Mi auguro che si vada fino in fondo: se qualcuno spia, voglio sapere perché. Perché la maggior parte dei politici spiati, infamati e diffamati sono della Lega? Diamo fastidio».
Di situazione «allarmante», «inquietante», «scandalosa», parlano i parlamentari di FDI, di Forza Italia, di Italia viva. «Le informazioni sono il nuovo oro — dice Licia Ronzulli (FI) — e se c’è un mercato c’è una domanda e c’è un’offerta. Chi doveva vigilare perché non ha vigilato?». Le stesse forze politiche aumentano il pressing su Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia all’epoca degli accessi alle banche dati da parte del finanziere Pasquale Striano, e attualmente deputato del M5S e vicepresidente della commissione Antimafia. Durante le audizioni di Melillo e Cantone, De Raho era presente. Circostanza che avrebbe provocato malumori tra i colleghi. Raffaella Paita (Italia viva) ha ribadito la richiesta di un’audizione di De Raho. Non essendoci precedenti, la presidente della commissione, Chiara Colosimo, dovrebbe chiedere come procedere ai presidenti delle due Camere. Maurizio Gasparri, capogruppo di FI in Senato, fa un passo in più: «Cafiero De Raho si dimetta per palese conflitto di interesse».
Veemente la replica di Giuseppe Conte: «Accusare la Dna del tempo è una strumentalizzazione indegna. Cafiero De Raho, un campione dell’antimafia, viene messo sotto accusa». L’ex premier poi precisa di essere stato a sua volta spiato nella sua «sfera di contatti personali» mentre era a Palazzo Chigi. «Ma succedeva quando presiedeva il governo gialloverde, non dopo: sarà un caso?», si domanda Malan. Se Conte sollecita a «non lasciare al centrodestra il privilegio di rivendicare il ruolo di vittime», Walter Verini (Pd) segnala che se tra i documenti scaricati «c’è tutto e il suo contrario, potrebbe essere una P2 dei poveri o qualcosa che attenta alla sicurezza dello Stato».